Bruxelles – L’idea di fondo è quella che circola ormai da tempo negli ambienti europei: dare ai paesi dell’Unione un quadro normativo di riferimento in difesa delle proprietà intellettuali. Lo strumento è quello più ovvio: una direttiva europea ora proposta dalla Commissione.
La proposta, come spiega lo stesso Esecutivo comunitario, è di inserire i reati contro la proprietà intellettuale in qualsiasi settore, in un contesto penale che preveda sanzioni per chi compie attività illegali con fini commerciali, sanzioni che poi i singoli stati membri possono decidere di aggravare.
Secondo il vicepresidente della Commissione, l’italiano Franco Frattini, oggi “le organizzazioni criminali investono in queste attività, che sono spesso più lucrative di altri traffici ed ancora poco represse”. Nella visione della Commissione, la contraffazione – e si parla evidentemente non solo di quella riferita della musica, del cinema o del software ma anche a quella nel settore manifatturiero – danneggiano le imprese europee e minacciano l’innovazione. Non solo: spesso queste operazioni mettono a rischio la salute e la sicurezza pubblica.
A rafforzare la posizione della Commissione i dati citati da Bruxelles: aumentano anno dopo anno in tutta l’Unione i sequestri di merci pirata, in particolare beni di lusso, ma anche merci alimentari, con rischi per i cittadini europei. Il tutto si traduce in un business colossale che consente alle grandi organizzazioni criminali di disporre di nuove vie per il riciclaggio del denaro sporco .
I dati per quanto riguarda l’ Italia e in particolare la pirateria su CD e DVD (musica, cinema, videogiochi, e software più in generale) segnano un drastico calo, del 79 per cento, tra il 2003 e il 2004: a giustificare le nuove norme, dunque, è nel caso italiano la crescita smisurata della contraffazione nei settori dell’abbigliamento, della gioielleria, dei giocattoli e ancor di più in quello alimentare (vini e alcolici in particolare).
Ciò nonostante, le misure ideate dalla Commissione si applicano esplicitamente “a tutti i tipi di reati contro i diritti di proprietà intellettuale”. La proposta di Direttiva considera illecito penale qualsiasi attacco deliberato al diritto di proprietà intellettuale commesso su scala commerciale, compresi il tentativo, la complicità e l’incitazione “. Si tratta dunque di una misura che, applicata alla rete e alle nuove tecnologie potrebbe portare a conseguenze importanti: c’è chi teme che la nuova proposta si traduca in nuove limitazioni anche solo nello studio di sistemi informatici che potrebbero essere utilizzati con finalità illegali. Una questione per il momento tutta da verificare e che dovrà essere affrontata soprattutto in sede di recepimento nazionale della normativa, una volta che questa sia definitivamente approvata dall’Unione.
Va detto però che le sanzioni penali più pesanti sono previste per chi mette a rischio la salute delle persone o la loro sicurezza o per chi intacchi le proprietà intellettuali altrui per il vantaggio di organizzazioni criminose. In questo caso si parla di multe fino a 300mila euro e carcere fino a 4 anni: tutte sanzioni che, come accennato, i singoli stati potranno decidere di rendere più severe.
Secondo Enzo Mazza, presidente della Federazione dell’industria musicale italiana FIMI, “la pirateria musicale è oggi un business enorme che sta cogliendo anche le opportunità della rete internet. La direttiva europea è un passo importante nella lotta contro questo crimine. È però necessario colpire il cuore del fenomeno, non si può sempre parlare di Cina e far finta di ignorare che vi sono imprese illegali, che producano milioni di pezzi contraffatti, anche in Italia. Oggi vi sono leggi durissime nel nostro Paese, vanno però applicate senza lasciare spazio a troppa indulgenza, perché in questo modo l’effetto deterrente diventa vano”.
FIMI ha poi diffuso una mappa della pirateria italiana così come rilevata dal proprio osservatorio, una mappa che contiene chicche di sicuro interesse e che riportiamo integralmente:
– Su 49 milioni di italiani oltre i 14 anni, il 22 % (11,4 milioni di persone) possiedono cd duplicati.
– 1,7 milioni di italiani acquistano regolarmente cd masterizzati.
– Modalità di approvvigionamento di cd masterizzati: 15 % lo acquista, il 53 % chiede che gli venga duplicato da amici, parenti, colleghi, il 22 % lo scarica illegalmente da internet e lo duplica personalmente
– L’acquisto avviene nel 60% dei casi presso bancarelle abusive e venditori ambulanti.
– Il profilo dell’acquirente di cd falsi: maschio, 25-34 anni, lavoratore dipendente, vive in una città con oltre 100 mila abitanti, risiede al Sud e ha una licenza media.
– 3,8 milioni di persone scaricano file musicali da internet (il 40 % li masterizza).
– Il 37,4% degli italiani reputa che non via sia nulla di illegale nell’acquistare cd falsi: nel 2002 erano il 52 % (in Europa le media è sotto il 10 %)
– 8 milioni di persone sanno che i guadagni della pirateria vanno alle organizzazioni criminali (22,7 %)
– Il 55 % di coloro che scaricano musica da internet sanno che è illegale (aprile 2004), a dicembre 2003 erano il 48%.