Bruxelles si è schierata sulla questione della sicurezza e della diffusione dei messaggi d’odio online e chiede che siano gli Stati ad assumersi le proprie responsabilità nel controllare Internet. Ad enunciare questa posizione è il vertice dell’anti-terrorismo del Vecchio Continente, Gilles De Kerchove, che in un discorso al Parlamento ha chiesto ai Governi di fare in modo, con squadre addestrate ad hoc o facendo pressione sugli intermediari come Google, di eliminare i contenuti che siano manifestazione dell’odio, nello specifico i video caricati su YouTube.
Secondo quanto riferisce De Kerchove, infatti, come dimostrerebbe una recente operazione condotta da Scotland Yard, quando sono le autorità a chiedere la rimozione di un contenuto YouTube agisce nel 93 per cento dei casi, mentre quando sono privati cittadini a farlo la risposta di Mountain View è positiva solo nel 33 per cento delle circostanze.
Tuttavia De Kerchove non è affatto l’unico gallo a cantare: dopo la simbolica parata dei Capi di Stato a Parigi in seguito ai drammatici fatti legati al giornale umoristico Charlie Hebdo, sono nate due forze uguali e contrarie. Da un lato, infatti, commentatori ed osservatori si sono sperticati nell’elogio della libertà di espressione ad ogni costo, dall’altro i Governi sono tornati su posizioni note, fatte di repressione online e controllo dei contenuti condivisi attraverso la Rete. Il tutto sotto il cappello della lotta al terrorismo e alla propaganda dell’odio, una questione esacerbata dal fatto che nel Vecchio Continente è ancora aperta la ferita degli autoritarismi del secondo conflitto mondiale.
Così, la Commissione Europea è prima intervenuta per suggerire di obbligare le aziende ICT a passare le loro chiavi crittografiche ed altresì è intervenuta con l’intento di ottenere maggiori poteri per raccogliere e conservare i dati dei passeggeri dei voli da e per l’Europa .
In prima linea per cercare di approvare nuove e più rigide normative per intervenire sui contenuti d’odio in Rete c’è la Francia, che si è espressa nei giorni immediatamente successivi alla strage dell’ arrondissement 11 . Da ultimo Parigi sta cercando di sviluppare un piano per ribaltare l’attuale dottrina europea in materia e rendere soggetti come Google e Facebook responsabili dei contenuti caricati dagli utenti sulle proprie piattaforme, obbligandoli conseguentemente a bloccare l’accesso a quei siti contenenti messaggi antisemiti, razzisti o di sostegno al terrorismo senza bisogno dell’intervento di un giudice ma per semplice ordine delle autorità amministrative.
Dall’altra parte della barricata rispetto ai governi vi sono proprio gli operatori della Rete. In questo caso caso, in particolare, Google: in quanto proprietario di YouTube è il principale soggetto chiamato a fare qualcosa per eliminare i video incriminati.
Mountain View, naturalmente, è intervenuta per sottolineare l’assurdità della posizione di De Kerchove e sodali, innanzitutto per una questione pratica: sulla piattaforma di user generated content vengono caricati 300 ore di video ogni minuto e quindi un controllo preventivo sarebbe impossibile , proprio come approvare una chiamata prima che essa avvenga.
Claudio Tamburrino