La Commissione Europea è pronta a portare la Francia davanti alla Corte di Giustizia per la cosiddetta “taxe télécoms” imposta ai fornitori di connettività per finanziare le televisioni .
Parigi aveva deciso di passare alla tv pubblica, privata degli introiti pubblicitari , parte di quelli generati da Internet: una tassa ad hoc per gli ISP (fino allo 0,9 per cento del loro fatturato) per sostenere il medium tradizionale. Il nuovo per il vecchio. Come se i due media fossero vasi comunicanti da cui attingere indiscriminatamente.
Già a febbraio dell’anno scorso la Commissione Europea aveva avviato per questo meccanismo una procedura d’infrazione nei confronti della Francia: la direttiva europea 2002/20/CE stabilisce i limiti entro cui è possibile tassare i fornitori di connettività , categoria che viene tutelata da Bruxelles in quanto considerata servizio primario. In essa si stabilisce anche che ogni nuovo balzello debba essere “specificatamente e direttamente legato alla copertura dei costi di regolamentazione del settore”.
Tali limiti sarebbero invece stati superati da Parigi, e le condizioni non rispettate: per questo il Governo Sarkozy era stato in maniera informale già avvertito circa l’illiceità del provvedimento e i rischi connaturati ad un tale tipo di intervento in un settore così strategico come quello delle telecomunicazioni.
Questo anno passato dagli avvertimenti, a quanto pare, non è stato sufficiente alla Francia a mostrare le proprie ragioni o a cambiare idea, tanto che l’Eliseo non ha fatto marcia indietro e di conseguenza Bruxelles è ora pronta a far arrivare, come paventato, la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Sul banco degli imputati a Lussemburgo siederà anche la Spagna che ugualmente ha previsto una tassa sugli ISP per finanziare le televisioni. Per gli stessi motivi nei confronti dell’ Ungheria è stata appena aperta una procedura di infrazione .
Claudio Tamburrino