Google agguanta la mano tesa dalle autorità antitrust europee: all’orizzonte, concessioni e misure correttive per adattare il proprio modus operandi alle richieste formulate dall’Unione Europea per regolare la competitività nel mercato in cui il search sfuma nell’advertising.
A denunciare la posizione di Google, dieci sono le rimostranze presentate prima e dopo l’ avvio delle indagini nel novembre 2010, un manipolo di aspiranti contendenti europei che si spartirebbero le briciole del 5 per cento del traffico non detenuto dalla Grande G: dai siti dedicati alla comparazione dei prezzi come il britannico Foundem e il francese Twenga , passando per ejustice.fr , e la solida coalizione Fairsearch , che raccoglie fra gli altri Expedia e Microsoft . Nello scorso mese di maggio, una lettera del vicepresidente della Direzione per la Concorrenza nella Commissione Europea Joaquín Almunia.
Per invitare la Grande G alla collaborazione Almunia aveva individuato quattro possibili ambiti di intervento: la visualizzazione preferenziale dei risultati provenienti dai servizi di search specialistici offerti da Google; la denunciata appropriazione e il riciclaggio di contenuti prodotti per i servizi della concorrenza, quali le recensioni degli utenti; la presunta esclusività legata agli accordi per AdSense; la portabilità delle campagne AdWords. Google ha ora offerto la propria risposta, sotto forma di una lettera vergata da Eric Schmidt.
Non è dato conoscere il contenuto della missiva, ma Google, con le parole del portavoce Al Verney rende noto di aver avanzato delle proposte di risoluzione in ciascuna delle aree di intervento individuate da Almunia. “Continueremo a collaborare con la Commissione”, ha rassicurato Google.
Si affollano ora le speculazioni sulle soluzioni offerte da Mountain View. Google, suggeriscono alcuni osservatori, potrebbe proporre un codice di condotta che accontenti inserzionisti e piattaforme concorrenti per quanto riguarda gli ultimi due punti evidenziati dall’Europa. Secondo altre analisi , Google non avrà difficoltà a soddisfare le autorità antitrust per quanto attiene le recensioni dei prodotti (le raccomandazioni della neoacquisita Zagat dovrebbero aiutare in questo senso), mentre ci sarà probabilmente da combattere per quanto riguarda il primo punto, la modalità di presentazione dei risultati che privilegia i servizi settoriali di Mountain View.
L’Europa ha la possibilità di elevare una sanzione pari ad un massimo del dieci per centro del fatturato globale dell’azienda che abusa della propria posizione dominante: se le risposte di Google non dovessero soddisfare le autorità la multa potrebbe superare i 3 miliardi di euro. Ma i fronti antitrust aperti per il search Google non si limitano allo scenario europeo: la Federal Trade Commission statunitense sta indagando , così come le autorità coreane , argentine e indiane .
Gaia Bottà