“La Commissione Europea ha deliberatamente ignorato delle analisi e delle prove scientifiche”: questa la denuncia di Bernt Hugenholtz, a capo dell’ Instituut voor Informatierecht ( IViR ), un dipartimento dell’Università di Amsterdam che si occupa di diritto nell’era di Internet. Nel maturare la proposta di estensione della durata del copyright che tutela gli interpreti, avverte Hugenholtz, la Commissione avrebbe portato a testimonianza esclusivamente i pareri a favore del prolungamento a 95 anni dei diritti sulle performance.
La Direzione Generale Mercato Interno della Commissione Europea, racconta il docente in una lettera aperta indirizzata al Presidente Barroso, nel 2005 lo ha incaricato di indagare sulle implicazioni di una riforma del copyright che implicasse maggiori tutele nei confronti degli autori. Nel 2006 e nel 2007 Hugenholtz ha sfornato due documenti nei quali, dati alla mano, sconsigliava di procedere ad un’estensione delle tutele , estensione che si sarebbe rivelata inefficace e infruttuosa, avrebbe rimpinguato le tasche dei vecchi soliti noti e avrebbe posto ulteriori ostacoli alla creatività dei giovani che si affacciano sulla scena musicale.
Di parere contrario si è dimostrato il Commissario McCreevy che, negli scorsi mesi, ha dato fiato ad accorate difese dei vecchi performer e ha portato fino alla formalizzazione la proposta di estensione a 95 anni del diritto dei performer di collezionare royalty sulle proprie interpretazioni. A sostegno dell’orientamento della Commissione e di McCreevy, dati e stime, proiezioni e numeri.
Benché gli studi del docente olandese fossero stati approvati e discussi dalla Commissione Europea, benché il pubblico accademico e gli attori dell’industria li avessero considerati di grande interesse, non hanno ricevuto alcuna menzione nei documenti che hanno accompagnato la proposta di McCreevy. Unico parere che avrebbe potuto instillare qualche dubbio, quello espresso dagli esperti britannici nel Gowers Report . Il documento, nel quale si dimostrava come dal punto di vista economico non convenisse estendere le tutele del copyright, è stato peraltro liquidato dalla Commissione: “Il copyright – spiegavano le autorità UE – rappresenta un diritto morale del performer”.
Per questo motivo Hugenholtz, che si era già rivolto al presidente Barroso come firmatario di una lettera aperta con cui autorevoli accademici si opponevano alla proposta di estensione, è tornato alla carica . “L’oscuramento da parte della Commissione degli studi condotti dall’IViR e il fatto che non si sia confrontata con le argomentazioni critiche contenute in essi – denuncia il docente – sembrano rivelare un’intenzione di indirizzare male il Consiglio e il Parlamento, così come i cittadini dell’Unione Europea”.
Gaia Bottà