Abbattere le barriere fra gli stati membri dell’Unione Europea non deve rappresentare solo un obiettivo per agevolare il mercato legato alle tecnologie digitali, ma anche un’occasione per garantire al cittadino uno spazio nel quale fruire di servizi innovativi, per assicurare che le pubbliche amministrazioni si dotino di strumenti adeguati ai tempi. È con queste intenzioni che il Parlamento Europeo ha approvato Seduta Plenaria di ieri una risoluzione volta ad orientare la spinta legislativa dell’Europa, nel tentativo di agire sulle recenti proposte della Commissione e riportare al centro del mercato digitale la società civile.
Il report dei relatori Kaja Kallas (ALDE) e Evelyne Gebhardt (S&D), dal titolo “Towards a Digital Single Market Act” è naturalmente incentrato sullo sviluppo di un mercato ICT senza frontiere , così da dispiegarne e tutto il potenziale in vista della competitività e, di conseguenza, di una migliore offerta per tutti i cittadini degli stati membri. Non si tratta solo di incoraggiare lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi innovativi fra cui si citano IoT, big data, cloud computing, nel rispetto della sicurezza e della privacy dei cittadini: a partire dall’e-commerce, ma anche riguardo ai nuovi scenari della sharing economy e del crowdfunding , si incoraggiano l’adozione di regole più chiare e solide per aziende e cittadini, di politiche di tassazioni più armoniche così da scongiurare evasioni e agevolare gli scambi fra i paesi membri.
I servizi nati e cresciuti in Rete, le piattaforme Internet, verranno così sottoposte ad analisi e verranno altresì investite dalle prospettive di regolamentazione, che dovranno essere pensate con attenzione alla neutralità tecnologica, così da scongiurare lo squarciarsi di aree grigie con l’evolvere di tecnologie e servizi. Il fine, raccomanda la risoluzione, è quello di “garantire una maggiore protezione degli utenti, mantenendo allo stesso tempo gli incentivi all’innovazione” nel legiferare a favore della tutela della concorrenza sul mercato e nella conservazione del ruolo di meri intermediari ricoperto da questi soggetti a cui stato e mercato vorrebbero troppo spesso attribuire delle responsabilità che spettano invece a chi amministra la giustizia.
Uno dei pilastri del piano d’azione formalizzato a maggio dalla Commissione Europea, fondamentale per agire su un Digital Single Market, è quello dell’armonizzazione del diritto d’autore : nonostante l’impegno profuso dai Parlamentari UE, ad esempio con il report orientativo stilato dalla Pirata Julia Reda, pesantemente limato e successivamente approvato , nel mese di dicembre la Commissione aveva formulato una proposta capace di offrire poche certezze, e un occhio di riguardo ai detentori dei diritti. L’intento di incoraggiare la libera circolazione dei contenuti e disporre abbattimento della pratiche di geoblocking , soprattutto in un contesto in fermento sull’onda dell’ avvento di Netflix e servizi analoghi, apparivano propositi adatti a tutelare i turisti, le eccezioni al diritto d’autore per assicurare a cittadini e istituzione il riuso di dati e contenuti apparivano garanzie meno granitiche di quanto qualcuno si aspettava.
Il Parlamento Europeo, però, ha raccomandato di agire in maniera più decisa, a favore dei cittadini, considerando la proposta della Commissione di “aumentare la portabilità e l’interoperabilità al fine di stimolare la libera circolazione di beni o servizi legalmente acquistati, e legalmente disponibili, come un primo passo per porre fine al geo-blocking ingiustificato”. È piuttosto necessario, si suggerisce nella risoluzione, disporre “azioni ambiziose e mirate per migliorare l’accesso a beni e servizi, ponendo fine in particolare alle pratiche consistenti in geoblocchi (sic) ingiustificati e all’ingiusta discriminazione nei prezzi sulla base dell’ubicazione geografica o della cittadinanza, che spesso determinano la costruzione di monopoli e inducono i consumatori a ricorrere a contenuti illegali”.
La risoluzione del Parlamento entra anche nei dettagli di aspetti che non sono stati affrontati dai media con lo stesso fervore accordato al geoblocking: le eccezioni al diritto d’autore che promuovono la studio e la creatività, la creazione di servizi a favore del cittadino, vengono delineate con maggiore efficacia rispetto alla proposta della Commissione. Dalla tutela degli user generated content e del diritto di copia privata, al data mining a favore della ricerca, dal libero accesso ai risultati della ricerca finanziata almeno al 50 per cento dalle istituzioni all’abbandono del copyright sui database, la proposta votata ieri è più risoluta rispetto a quella formulata dalla Commissione nel tutelare i diritti del cittadino e nel cogliere le opportunità della libera circolazione dei contenuti agevolata dalle tecnologie.
Fra gli obiettivi della relazione, non a caso, c’è quello dello sviluppo di competenze digitali che ancora languono, almeno in paesi come l’Italia , e l’adeguamento delle istituzioni alle migliori pratiche dell’e-government, per garantire servizi di riferimento per cittadini e aziende di tutta l’UE, ma anche per innescare circoli virtuosi. Ne sono un esempio l’invito all’impiego di software FOSS e al “loro riutilizzo fra le pubbliche amministrazioni e al loro interno, come soluzione per accrescere l’interoperabilità” e all’adozione degli open data , non solo per garantire accesso e trasparenza, ma anche perché fungano da perno per lo sviluppo di servizi innovativi.
La Rete, precondizione per lo sviluppo di questi servizi e per la loro fruizione, raccomanda il Parlamento Europeo, per rappresentare davvero una tecnologia abilitante dovrà mantenersi pienamente neutrale: la net neutrality , definita come “principio in base al quale tutto il traffico internet riceve lo stesso trattamento, senza discriminazioni, restrizioni o interferenze, indipendentemente dalla fonte, dalla destinazione, dal tipo, dai contenuti, dal dispositivo, dal servizio o dall’applicazione”, si spiega nella relazione, “riveste estrema importanza quando si tratti di garantire che non vi siano discriminazioni tra i servizi internet e la piena concorrenza”.
La risoluzione, pur non trattandosi di un documento vincolante, concorrerà all’articolazione delle proposte che la Commissione prevede di presentare entro la fine del 2016. Il percorso verso il mercato unico digitale, fra accelerate e brusche sterzate, appare lungo e tortuoso.
Gaia Bottà