La European Internet Services Providers Association ( EuroISPA ), associazione di 1800 ISP europei (la più grande del mondo), ha parlato dei filtri Internet. E non positivamente.
Secondo EuroISPA l’utilizzo dei filtri (già sperimentato in paesi come Cina, Australia e Tailandia) è sia inefficace dal punto di vista del consumo di banda (rallenta in generale la rete), che da quello dei risultati: non potendo essere onnicomprensivi, tra le maglie passano materiali illegali e, anche quando vengono individuati quelli effettivamente riprovevoli, il sistema ne blocca solo l’accesso, mentre i contenuti rimangono a disposizione di coloro che sono interessati e hanno le competenze tecniche per aggirare i blocchi.
Le accuse al sistema sono le medesime rilevate, per esempio, dal governo tailandese, che dopo aver provato questo tipo di approccio ne ha evidenziato tutti i difetti.
L’associazione degli ISP europei ha, in alternativa, chiesto al Parlamento europeo di concentrarsi sulla possibilità di rimuovere permanentemente un determinato materiale illegale a partire dalla fonte .
Coloro ad esempio che lucrano sullo scambio di contenuti frutto di abusi sui minori, spiega l’associazione, “sanno come superare questi blocchi, fa parte del loro business”: in questo modo possono continuare impunemente a copiare e condividere i materiali pedopornografici.
“Per rafforzare il più possibile la Direttiva che combatte lo sfruttamento sessuale dei bambini – ha dichiarato Malcom Hutty, Presidente di EuroISPA – l’enfasi dovrebbe essere posta su meccanismi in grado di garantire notifiche tempestive e la rimozione del materiale pedopornografico”.
Claudio Tamburrino