Si è subito parlato di una decisione storica, di un vero e proprio crocevia verso la tutela dei diritti e delle libertà su Internet. Una decisione che avrebbe un impatto significativo nell’attuale dibattito – nazionale ed europeo – sulla protezione del copyright e le conseguenti modalità di lotta alla pirateria online.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dunque stabilito che l’imponente sistema di filtraggio previsto dai vertici di SABAM – corrispettivo belga di SIAE – sia di fatto incompatibile con la Carta dei Diritti Fondamentali dei cittadini del Vecchio Continente. Limitando il diritto al rispetto del segreto delle comunicazioni e di quello alla protezione dei dati personali .
Una posizione del tutto simile a quella già espressa dall’avvocato generale Cruz Villalon, nel caso che ormai da sette anni oppone la collecting society belga e i rappresentanti del provider Scarlet Extended (ex-Tiscali). Proprio l’ISP era stato obbligato a bloccare l’accesso ai file scambiati illegalmente dai propri utenti .
Un provvedimento che ordini ad un fornitore di accesso ad Internet di predisporre un sistema di filtraggio e blocco delle comunicazioni elettroniche per tutelare i diritti di proprietà intellettuale andrebbe dunque a ledere le tutele previste dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea .
Stando alla decisione della Corte di Giustizia, l’imposizione di una tecnologia di monitoraggio e filtraggio ad un intermediario – ad esempio, un provider – costituirebbe una violazione della Direttiva Europea sul Commercio Elettronico . Andando a limitare diritti fondamentali come la libertà d’espressione sulle nuove reti di comunicazione.
I giudici d’Europa hanno infine parlato di una potenziale minaccia alla libertà d’informazione sul web, dal momento che la tecnologia prevista da SABAM – Audible Magic – non distinguerebbe al meglio tra materiale lecito e illecito . Lo stesso business di Scarlet Extended sarebbe minacciato dagli alti costi d’implementazione dei filtri anti-pirateria. C’è chi ha sottolineato come la decisione della Corte di Giustizia UE arrivi tempestiva nell’imperversare di una guerra contro la cultura della condivisione dei contenuti. Il cofondatore de La Quadrature du Net Jérémie Zimmermann ha così ribadito come i policy maker del Vecchio Continente dovrebbero pensare ad una significativa riforma del copyright piuttosto che alla repressione voluta dai vertici dell’industria .
Ad intervenire è anche Innocenzo Genna, già chairman di ECTA, associazione europea degli operatori alternativi di telecomunicazione e ora membro di Euroispa e AIIP. La decisione dei giudici europei confermerebbe la non inviolabilità del diritto d’autore, in particolare quando il copyright vada ad interferire con altri diritti fondamentali . In particolare quelli legati alla libertà d’espressione dei netizen europei, oltre che alla tutela della loro privacy a mezzo elettronico. La già citata Direttiva sul Commercio Elettronico prevederebbe inoltre il diritto dei provider di astenersi da attività di monitoraggio e filtraggio del traffico Internet .
Sulla decisione si è poi espresso Enzo Mazza, attuale presidente della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI): “La decisione della Corte di Giustizia sul ruolo dei Service Provider nel contrasto alla pirateria conferma che è possibile per la magistratura e gli organi amministrativi vigilanti ordinare misure per inibire le attività illecite agli intermediari ai sensi della Direttiva 2000/31 “.
“La decisione odierna della Corte di Giustizia sul caso Scarlet Extended SA , un fornitore di accesso a Internet, e la SABAM non ha nulla a che fare con il rispetto della legalità su Internet”, ha precisato il presidente di Confindustria Cultura Italia Marco Polillo. “La sentenza conferma, invece, in maniera chiarissima che, ai fini del contrasto della pirateria online, l’Autorità Giudiziaria e gli Organi amministrativi di vigilanza, dopo aver accertato gli illeciti, possono ordinare provvedimenti di inibizione all’accesso attraverso il coinvolgimento degli intermediari – ha proseguito Polillo – Ciò proprio alla luce degli articoli 14 e seguenti della Direttiva 2000/31/CE “. Secondo il presidente di Confindustria Cultura Italia, la decisione della Corte di Giustizia dovrebbe “confortare anche l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha intrapreso la giusta strada dei provvedimenti interdittivi solo dopo l’adeguato confronto e l’accertamento degli illeciti”.
Mauro Vecchio