Sono passati circa sei anni da quando i rappresentanti della Società Consortile dei Fonografici (SFC) avevano preteso dai dentisti del Belpaese il pagamento dei diritti per la diffusione di musica in sala d’aspetto . A finire per primo nel mirino fu uno studio milanese, seguito a ruota da un altro professionista operativo a Torino.
I vertici di SFC – che gestisce la raccolta e la distribuzione dei diritti per conto dei produttori fonografici e degli artisti interpreti ed esecutori – avevano trascinato in aula proprio quest’ultimo, accusato di violazione della legge italiana 633/1941 sul diritto d’autore .
Il dentista torinese avrebbe dovuto pagare per la trasmissione di ciascun CD o vinile negli ultimi dieci anni di attività professionale . Per un totale di circa 25mila euro. La stessa ANDI – associazione dei dentisti italiani – aveva deciso di appoggiare l’uomo per un ricorso al Tribunale di Torino.
Giunti alla Corte di Giustizia Europea, l’avvocato generale Verica Trstenjak ha ora stabilito che un qualsivoglia medico odontoiatra, “il quale installa nella sua sala d’aspetto un apparecchio radio mediante il quale rende udibile ai pazienti una trasmissione radiofonica, è tenuto a versare un’equa remunerazione per l’indiretta comunicazione al pubblico dei fonogrammi utilizzati nella trasmissione radiofonica stessa”.
Trattasi di una motivazione non vincolante per la decisione finale nella causa tra SFC e il dentista torinese. Alla Corte d’Appello di Torino era stato fatto presente che il suddetto dentista non avesse effettuato riproduzioni musicali a scopo di lucro . Né tantomeno offerto musica ad un pubblico, trattandosi di studio dentistico privato .
“Purtroppo, nonostante quanto depositato dall’avvocato generale della Corte di Giustizia UE non chiuda la questione, la decisione sembra andare verso un epilogo sfavorevole per noi dentisti – ha sottolineato il presidente di ANDI Gianfranco Prada – Come ANDI cercheremo di trovare nuovi appigli per far valere le nostre convinzioni”.
Mauro Vecchio