A nulla sono serviti gli allarmi delle associazioni che si battono a favore dei diritti digitali e gli appelli delle aziende IT, ed è rimasto inascoltato anche il pronunciamento del padre del World Wide Web Tim Berners-Lee, che ieri auspicava di responsabilizzare i membri del Parlamento Europeo: la votazione in seduta plenaria ha approvato un testo che non contiene nemmeno le parole “neutralità della Rete”, lasciando campo libero alle incertezze, e spazio di manovra a coloro che perseguissero l’interesse di una Rete a diverse corsie, con diversi privilegi, nelle mani degli operatori.
Il testo approvato nel 2014 dal Parlamento Europeo per dare vita ad un Mercato Unico della Telecomunicazioni, estremamente garantista rispetto all’equità di trattamento del traffico e dei servizi di rete, nel corso dei mesi e nel corso dei triloghi è stato pesantemente strattonato, soprattutto dal Consiglio, e le garanzie rispetto alla neutralità della Rete sembrano essere state giocate come merce di scambio per raggiungere un accordo sulle previsioni relative all’abbattimento dei costi di roaming. Il testo all’esame del Parlamento Europeo, il testo approvato con 500 voti a favore , contro 163 contrari, non ha accolto nessuno degli emendamenti che avrebbero potuto reintrodurre la salvaguardia della neutralità della Rete.
Nonostante in linea di principio si stabilisca che la necessità di “trattare tutto il traffico dati in modo equivalente”, sono sostanzialmente l’incompletezza e la vaghezza a rendere il Pacchetto Telecomunicazioni una minaccia ad una rete neutrale.
È la mancanza di chiarezza a lasciare campo libero agli operatori di agevolare certi servizi rispetto al traffico ordinario e ad aprire il campo ad accordi con fornitori di contenuti e servizi disposti a pagare per aggiudicarsi la priorità dei propri “servizi specializzati”. Le discriminazioni tecnologiche , poi, sono addirittura incoraggiate con la discrezionalità lasciata agli ISP di delineare delle “classi” di servizi o delle “specifiche categorie di traffico”, magari sgradito al mercato come quello delle VPN o della rete BitTorrent, che prevedano “diversi requisiti di QoS”, a cui possano essere applicate “delle ragionevoli misure di gestione” in deroga al principio che tutti i bit che scorrono in rete siano trattati con equità.
Ad incoraggiare gli ISP ad agire sul traffico sono poi le eccezioni previste per le situazioni di imminente congestione della rete : le misure di network management sono ammesse non solo per risolvere delle contingenze, scoraggiando così gli investimenti degli operatori nell’infrastruttura.
È la mancanza di previsioni per limitare le discriminazioni economiche a configurare l’avvento di un mercato fondato su servizi zero rating, considerati dall’Europa una minaccia solo “in certe circostanze”, e ad aprire agli accordi tra fornitori di connettività e fornitori di contenuti che paghino per includere i propri servizi nei piani di connettività offerti agli utenti, così da scavalcare la concorrenza. Il Parlamento europeo ha formalmente scaricato sugli stati membri la responsabilità di decidere a riguardo, senza però specificare le modalità e la portata degli interventi che gli stati potranno mettere in atto : anzi, è probabile che Slovenia e Paesi Bassi , che dispongono di leggi a tutela della neutralità della Rete in opposizione ai servizi zero rating, e che si sono espresse contro il testo approvato oggi, saranno costrette a rivedere il loro impianto normativo.
Hanno espresso delusione parlamentari come la Pirata Julia Reda e come Marietje Schaake, mentre il Commissario responsabile per l’Economia e la società digitali Oettinger non esita a celebrare l’accordo raggiunto in vista di una “Internet aperta”, con “nuove regole che assicureranno che il traffico internet sia trattato equamente”, “senza discriminazioni” o “prioritizzazioni a pagamento”, “mettendo al bando il blocco e il throttling dei servizi”. Il vicepresidente della Commissione Europea Andrus Ansip, più elegantemente, pone l’accento sulla novità delle regole che per la prima volta in Europa sanciscono il principio della neutralità della Rete. A determinare se questo principio rimarrà soltanto tale saranno le negoziazioni con il BEREC: le speranze a cui si aggrappa la società civile connessa sono riposte nel regolatore, che ha nove mesi per tracciare le linee guida per l’implementazione a favore dei paesi membri.
Ai cittadini europei resta la rumorosa soddisfazione per il passo avanti compiuto sulla strada del roaming zero : una strada tracciata da tempo , che si concluderà il 15 giugno 2017, con una tappa intermedia fissata per il 30 aprile 2016, quando le maggiorazioni sulle tariffe mobile all’estero non dovranno superare i 5 centesimi di euro al minuto per le chiamate vocali e per ogni MB di traffico dati e i 2 centesimi per gli SMS. Le scappatoie per gli operatori sono comunque previste “in casi eccezionali”, qualora dimostrassero di non essere in grado di recuperare i costi sostenuti, e per prevenire che gli utenti abusino del “roaming permanente”.
Gaia Bottà