Dentro l’Europa, con una più stretta collaborazione fra le istituzioni e con il sostegno e l’assunzione di responsabilità da parte del settore privato, e fuori dall’Europa, con un monitoraggio più attento dei paesi a rischio e con accordi commerciali bilaterali e politiche che sappiano offrire alle aziende europee sostegno e assistenza: l’UE ha offerto un assaggio delle strategie che intende perseguire nei prossimi anni per assicurare ai cittadini e al mercato una più solida tutela della proprietà intellettuale, fra proprietà industriale e copyright.
La comunicazione emessa dall’UE, che pare voler stabilire gli orientamenti comunitari descrivendo azioni di cui ancora non è dato conoscere i dettagli, muove dal valore che la proprietà intellettuale ha assunto nel contesto europeo: si parla di un settore che vale il 39 per cento del prodotto interno lordo europeo (4,7 trilioni di euro all’anno) e rappresenta il 35 per cento dei posti di lavoro dei cittadini europei. Per mantenere questo regime, sostiene l’UE, è necessario perseguire un bilanciamento attento fra la tutela e l’incoraggiamento della creatività e dell’innovazione , e la strada da battere, una strada che si va via via affermando per mezzo di sistemi di autoregolamentazione, è quella di un approccio follow the money : si tenterà di “privare coloro che violano la proprietà intellettuale su scala commerciale dei flussi di cassa che li spingono a portare avanti le loro attività”.
Per farlo, l’Europa si ripropone di dare avvio a una serie di campagne informative, volte a incoraggiare il consumo di prodotti legali, anche rendendo noti i danni provocati dalle violazioni della proprietà intellettuale, sia per quanto attiene i prodotti immateriali pirata, sia per quanto attiene e i prodotti contraffatti, sia per quanto attiene economia e ambito fiscale, sia per quanto attiene la qualità stessa del consumo e la sicurezza dell’utente. Anche gli operatori della catena del valore che si fonda sulla proprietà intellettuale, comprese le autorità che appaltano forniture di beni e servizi, saranno adeguatamente responsabilizzati e monitorati: evitare di impiegare, per il proprio business, dei prodotti frutto di violazione, magari adottando tecnologie di tracciamento, potrebbe essere un elemento chiave di un sistema di autoregolamentazione a cui le autorità europee li inviteranno ad aderire. Per quanto riguarda invece l’ambito online, l’Europa chiama di nuovo a raccolta gli attori privati: gli intermediari dei pagamenti e delle spedizioni, gli operatori dell’advertising , tutti saranno sollecitati a mettere a punto degli schemi a cui aderire volontariamente, con l’obiettivo, come avverrà nei prossimi mesi in Italia, di fare terra bruciata intorno a coloro che fanno un business della pirateria e delle violazioni della proprietà intellettuale.
Le piccole e medie imprese , prospetta l’UE, godranno inoltre di un affiancamento particolare: si medita di agevolare le pratiche che consentono alle PMI di far valere i propri diritti migliorando le procedure giudiziarie già percorribili . Le autorità stesse, inoltre, saranno debitamente coinvolte: forze dell’ordine e personale alle frontiere, rappresentanti dell’autorità giudiziaria saranno spinti a lavorare in maniera compatta, a scambiarsi informazioni riguardo alle strategie di enforcement e a fornire all’Europa le informazioni necessarie per monitorare il settore.
Se queste sono le strategie che l’UE intende adottare sul mercato interno per agevolare le pratiche volte alla tutela della proprietà intellettuale, è un altro documento , emerso attraverso canali non ufficiali, a delineare le politiche che, a seguito della consultazione pubblica aperta nei mesi scorsi, verranno adottate tra il 2014 e il 2019 per perseguire quell’ armonizzazione in materia di copyright a cui l’Europa aspira da tempo. Nulla di nuovo sotto le stelle dell’UE, con la bozza del white paper di prossima pubblicazione, che ripercorre i nodi già affrontati dal commissario Barnier senza però proporre soluzioni risolutive d’impatto: fermo restando l’obiettivo di sviluppare un mercato unico per l’Europa dei contenuti digitali, migliorando i sistemi delle licenze transfrontaliere , equilibrando le disparità nel dibattuto regime di raccolta dell’equo compenso, resta da fare luce su diversi aspetti del mercato dei contenuti che circolano in forma digitale.
Per quanto attiene all’ equilibrio tra diritto d’autore e libera circolazione del sapere , si medita di ragionare sulle eccezioni da prevedere al regime del copyright nel tentativo di chiarirne gli scopi e di armonizzarle, in vista di strumenti formativi più ricchi e in vista dell’affermarsi dello user generated content , spesso basato sulla rielaborazione e sul remix di contenuti protetti. Ma attenzione verrà dedicata anche alla questione dei link e dei diritti ad essi associati, attualità di due casi esaminati dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea; all’opera di digitalizzazione del patrimonio culturale da parte delle istituzioni ; al principio dell’ esaurimento del diritto d’autore , su cui operatori del digitale potrebbero fondare un nuovo mercato dell’usato.
Anche in questo ambito l’UE conta sulla collaborazione del settore privato: lo studio del contesto verrà affidato a detentori dei diritti e intermediari, in grado di approntare degli strumenti di tracciamento dei beni digitali e delle strategie di enforcement , come quella basata sul principio follow the money , volte a tutelare con più efficacia e flessibilità il mercato del copyright.
Lo sguardo dell’UE è altresì rivolto al di fuori dei confini comunitari : le catene del valore si dispiegano attraverso processi che coinvolgono sempre più paesi ed economie emergenti e l’Europa ritiene indispensabile programmare una nuova strategia che sappia agire su scala globale. L’UE si impegna dunque a studiare e a sostenere con programmi di responsabilizzazione e di formazione i paesi con cui intrattiene rapporti commerciali, a individuare le priorità delle azioni di tutela della proprietà intellettuale e, ha sottolineato il Commissario per il Commercio Karel De Gucht , a migliorare le norme e gli accordi a cui già si sta lavorando.
Gaia Bottà