Domani il Parlamento europeo voterà sulla normativa destinata a regolamentare (e teoricamente difendere) la neutralità della rete nell’Unione Europea.
Già lo scorso maggio la Commissione europea ha ufficializzato la strategia per il Mercato unico digitale, cioè il quadro di riferimento per le normative europee legate ai servizi immateriali da proporre uniformemente per tutti gli Stati Membri e per realizzare il cosiddetto Digital Single Market : il primo passo di un percorso che si concluderà appunto domani con il passaggio al Parlamento europeo. All’interno di tale dibattito sul mercato digitale unico, oltre che il processo di armonizzazione del diritto d’autore ed il progressivo azzeramento del roaming europeo (gli altri due argomenti che hanno tenuto banco nel dibattito europeo), va infatti inserito proprio il dibattito per la definizione dei principi della net neutrality.
Una discussione ed un percorso per nulla semplice: sempre a maggio , un documento riservato trapelato pubblicato dall’associazione francese che si batte per i diritti dei netizen La Quadrature du Net , parlava di un testo in cui le istanze a favore del libero acceso senza discriminazioni alla Rete fosse sacrificato in sede di negoziati sull’altare del roaming zero .
Da allora, in realtà, diverse versioni alternative della nuova normativa, nonché la pressione dell’Italia orientata al modello statunitense in materia, sembrano aver rafforzato la tesi favorevole a dei principi basilari a tutela della neutralità della Rete : nonostante ciò il tutto rimane nel campo delle ipotesi, almeno fino a domani, quando cioè il testo passerà al voto insieme a tutti i suoi possibili emendamenti, in particolare quelli del gruppo conservatore che sembra più di altri rappresentare le posizioni delle telco e la volontà di inserire eccezioni che permettano la predisposizione di veri e proprio canali preferenziali, ovvero servizi cui potrà essere riservata una connessione migliore o a prezzo scontato .
Nonostante le rassicurazioni, d’altra parte, sembrano essere restate nella bozza che verrà votata le eccezioni ai principi generali della Neutralità della Rete per cui hanno spinto gli Internet Service Provider e che rischiano di diventare tanto larghi da minacciarne completamente l’obiettivo.
Anche per questo sono diverse le iniziative di attivisti che, come Save The Internet , invitano a “contattare il Parlamento europeo” per difendere la neutralità della Rete in Europa: la paura è che proprio che l’ultima versione della proposta metta a rischio le libertà online permettendo agli operatori la discriminazione delle connessioni in base al tipo di dati cui si vuole avere accesso.
A cercare di raccogliere firme contro una normativa con tale impostazione è poi – attraverso Medium – la professoressa di Stanford Barbara van Schewick, direttrice dello Stanford Center for Internet and Society , che spiega le ragioni in una lettera aperta : “La proposta attualmente in discussione presso il Parlamento europeo ha quattro principali problemi che minacciano la neutralità della Rete e di conseguenza lo sviluppo dell’ICT in Europa”.
Secondo Schewick, nel dettaglio, la proposta prevede la possibilità da parte degli Internet Service Provider di riservare corsie preferenziali a determinate aziende sotto il cappello dell’eccezione dei “servizi specializzati”, di stabilire “classi” in base alle quali gestire velocità e categorie di traffico , di manipolare il traffico (e rallentarlo) in vista di “possibili congestioni”. Resta poi aperto il dibattito sulle soluzioni “zero rating”, quelle offerte cioè che, come per Internet.org di Facebook, offrono determinati servizi con connessione gratuita, o esclusa dal conteggio dei piani dati mensili offerti dagli operatori.
Tali eccezioni rappresentano alcuni degli esempi di modalità con cui, sotto l’egida della neutralità della Rete, l’Europa rischia di instaurare un sistema guidato dalle politiche di mercato, incapace di scongiurare l’avvento di una Rete basata su corsie preferenziali e privilegi.
Claudio Tamburrino