La trimurti europea costituita da Parlamento, Consiglio e Commissione si è accordata sulle prime norme a livello comunitario per l’accessibilità di siti Web e applicazioni istituzionali, un tipo di servizio considerato oramai essenziale e che quindi dev’essere perfettamente utilizzabile anche da parte delle persone affette da disabilità.
First EU-wide rules to make public sector websites and apps more accessible: https://t.co/pMNdza7a0w #webdirective pic.twitter.com/azOf16PSk1
— Andrus Ansip (@Ansip_EU) 4 maggio 2016
Le misure riguardano circa 80 milioni di utenti disabili, stimano le fonti UE, un numero destinato a salire fino a 120 milioni entro il 2020 a causa dell’invecchiamento della popolazione e che include disabilità potenzialmente invalidanti come quelle che affliggono non vedenti, non udenti e ipoudenti.
Entro la fatidica data succitata, termine entro il quale la UE mira a realizzare le promesse del mercato unico digitale del Vecchio Continente, siti Web e applicazioni mobile di istituzioni come pubblica amministrazione, tribunali, forze di polizia e ospedali dovranno essere accessibili e utilizzabili anche dai disabili.
Le norme prevedono requisiti tecnici specifici come l’utilizzo di testo a corredo delle immagini, la possibilità di navigare anche senza usare il mouse e altro ancora; sarà poi responsabilità dei singoli stati monitorare lo stato dell’accessibilità dei singoli siti.
Andrus Ansip, vicepresidente per il Mercato unico digitale, ha presentato l’accordo come “un passo importante verso il mercato unico digitale, il quale punta ad abbattere gli ostacoli che impediscono agli europei di cogliere i vantaggi del mondo digitale.”
L’Unione Europea ha già reso nota la volontà di estendere i requisiti di accessibilità a molte altre appliance tecnologiche oltre a siti Web e gadget mobile, e per il momento il primo accordo dovrebbe contribuire ad armonizzare le tante norme fin qui adottate dai singoli stati come la legge Stanca del 2004 in Italia.
Per entrare ufficialmente in vigore, l’accordo UE dovrà ora essere ratificato in via definitiva dal parlamento europeo e poi finire sulla Gazzetta ufficiale: da quel momento in poi, gli stati membri avranno 21 mesi di tempo per recepire la nuova legislazione.
Alfonso Maruccia