L’Europa non ha alcuna intenzione di abbandonare la disciplina dell’equo compenso per abbracciare una forma differente per remunerare i detentori dei diritti per le legittime copie private effettuate dai fruitori dei contenuti in un mercato in cui i supporti appaiono sempre più superflui: a dimostrarlo, l’approvazione in commissione Giustizia della risoluzione a firma di Francoise Castex, parlamentare europea decisa ad adattare l’istituto dell’equo compenso ad uno scenario che sempre più incardina la fruizione dei contenuti su servizi online.
La prospettiva di Castex, già emersa nei mesi scorsi , è stata avallata con il voto della commissione JURI e si prepara ad essere discussa in seduta plenaria il 27 febbraio. L’intento è quello di muovere le autorità europee ad intervenire sulla direttiva 2001/29/CE , che descrive l’eccezione della copia privata, per innestare una riforma del regime dell’equo compenso nel più vasto quadro della riforma del diritto d’autore europeo .
A parere di Castex, per ora l’unico modo per garantire una giusta compensazione ai detentori dei diritti mantenendo le libertà garantite al consumatore di contenuti è quello di perpetuare l’istituto del prelievo per copia privata : non ci sono sistemi di licenza che tengano, a differenza di quanto proposto dal mediatore Antonio Vitorino, che suggeriva di ricondurre il compenso per copia privata agli accordi stipulati a monte fra i detentori dei diritti e i servizi che offrono contenuti online, affinché il consumatore non finisse per pagare due volte per il diritto alle copie personali che dissemina su diversi dispositivi e affinché il detentore dei diritti venisse retribuito senza mediazioni. Castex ha sottolineato come l’industria, soprattutto quella non europea, abbia esercitato pressioni per evadere dallo schema dell’equo compenso e sfuggire alla delicata posizione di dover offrire ai consumatori prodotti più cari per alimentare il mercato del copyright: “vorrebbero che il sistema dei prelievi per equo compenso venisse rimosso per aumentare i loro profitti a discapito della cultura europea – ha denunciato Castex – è qualcosa che non possiamo accettare”.
L’obiettivo della proposta dell’europarlamentare francese è quello di armonizzare il quadro europeo del sistema della copia privata, a cui aderiscono 23 stati su 28, e che, stando a dati del 2010, rastrella 600 milioni di euro l’anno: oltre ad una maggiore trasparenza a favore dei consumatori, si vorrebbe delineare un quadro comune per stilare l’elenco dei prodotti su cui applicare il prelievo per copia privata e adeguare un tariffario , il cui aggiornamento – e lo dimostra il polverone sollevato sul suolo italiano – procede fra gli strattoni delle collecting society e l’ostruzionismo dell’industria dell’elettronica di consumo.
Castex vorrebbe che l’equo compenso “si applicasse a tutti i materiali e i media usati a fini di copia privata e di storage”, compresi i servizi di archiviazione online : “l’estensione del prelievo sui servizi cloud deve cessare di essere un tabù”, ammonisce l’europarlamentare. Una posizione che, in un mercato in cui i consumi di contenuti viaggiano sempre più attraverso i servizi, è stata tempestata da proposte di emendamento e fortemente criticata da rappresentanti europei come Christian Engstrom, del Partito Pirata, che ancora una volta sottolinea come “questo sistema ormai datato finisca per danneggiare i consumatori e il mercato”.
A reagire positivamente alla votazione della commissione JURI sono invece i rappresentanti dell’ industria del copyright , una volta sgombrato il campo dall’eventualità che la relazione di Castex includesse la legalizzazione dello sharing non commerciale e l’abbattimento dei DRM, proposte sbaragliate dalle pressioni dei rappresentati europei schierati a Destra. In primo luogo festeggiano le collecting society, rassicurate riguardo alla possibilità di continuare a gestire la raccolta e la distribuzione dei compensi: la SIAE , dopo che nei giorni scorsi si è esibita in una operazione di trasparenza per illustrare meccanismi e percentuali di attribuzione, si spinge ad annunciare che “L’Ue auspica il modello italiano di copia privata”.
Di tutt’altro umore i rappresentanti dell’ industria della tecnologia : l’associazione Digital Europe ha definito la relazione di Castex come un “passo indietro nella tanto necessaria riforma del sistema della copia privata”. L’approvazione del rapporto Castex non permetterà loro di svincolarsi dall’odiato ruolo di mediatori del prelievo, dilaniati nella scelta di farsi carico delle tariffe dell’equo compenso riducendo gli introiti, o di farsi invece carico dell’ostilità dei consumatori.
Gaia Bottà