UE: l'Italia risponda sul telemarketing

UE: l'Italia risponda sul telemarketing

Il Commissario Reding bacchetta le autorità del Belpaese, ree di aver prorogato una legge già di per sé in rotta con le direttive comunitarie. Il governo ha ora due mesi di tempo per rispondere alla notifica
Il Commissario Reding bacchetta le autorità del Belpaese, ree di aver prorogato una legge già di per sé in rotta con le direttive comunitarie. Il governo ha ora due mesi di tempo per rispondere alla notifica

“Non è solo preoccupante il fatto che la legislazione italiana non sia in regola con le norme sulla privacy contenute nella direttiva comunitaria, ma che le autorità abbiano ulteriormente prolungato l’uso dei dati personali degli utenti”. Così Viviane Reding, commissario europeo uscente per le Telecomunicazioni, che ha recentemente commentato la decisione dell’Unione Europea di aprire una procedura d’infrazione nei confronti del Belpaese .

Il governo ha ora due mesi di tempo per rispondere alla notifica illustrata dalle autorità del Vecchio Continente, che ha puntato il dito contro il mancato rispetto delle regole UE a tutela della privacy dei cittadini. Si tratta di un provvedimento che mira a regolamentare lo sfruttamento dei dati provenienti dagli elenchi telefonici, in particolare da parte di svariate società di telemarketing.

Dati ottenuti senza previa autorizzazione da parte degli utenti, in evidente contrasto con la legge europea a tutela della privacy : la Commissione ha sottolineato come le società di telemarketing italiane costruiscano i loro database sfruttando i dati contenuti negli elenchi telefonici pubblici, anche in assenza di un’autorizzazione a procedere.

Il legislatore del Belpaese aveva permesso tutto questo per mezzo di un DDL del febbraio 2009 , che prevedeva come termine ultimo il 31 dicembre. Successivamente, il senatore del Popolo della Libertà (PdL) Lucio Malan era stato il promotore di un emendamento che di fatto prorogava questo termine di ulteriori sei mesi . Un’aggravante alla già negligente posizione italiana, secondo il parere della Commissione.

“Il pieno rispetto della privacy degli utenti nei servizi di telecomunicazione è cruciale per una moderna società digitale – ha proseguito Reding – Dobbiamo essere sicuri che tutti gli stati dell’UE rispettino le regole perché i cittadini si sentano sicuri nel mercato unico delle Tlc e sappiano quale uso viene fatto dei loro dati personali”.

A questo punto, cosa rischia l’Italia? Innanzitutto un richiamo ragionato da parte delle autorità europee, qualora non risponda (o lo faccia in maniera insoddisfacente) alla notifica. Se le autorità del Belpaese decidessero di ignorare anche il richiamo, il caso passerebbe sotto le lenti della Corte europea di Giustizia.

Mauro Vecchio

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
28 gen 2010
Link copiato negli appunti