Mitchell Baker , presidente ed ex-CEO di Mozilla, sul suo blog era stata adamantina: “Nella mia testa, non c’è assolutamente alcun dubbio che le affermazioni (della Commissione europea , ndr) siano corrette. Neppure il più piccolo dubbio. Ho partecipato alla creazione e distribuzione di browser web continuamente sin da prima che Microsoft iniziasse lo sviluppo di IE, e i danni causati da Microsoft alla competizione, all’innovazione e alla rapidità di sviluppo del web stesso sono allo stesso tempo evidenti e ancora in corso”.
Ci sono volute parecchie settimane perché Mozilla si pronunciasse, ma quando è arrivato il momento non l’ha certo mandata a dire. E mentre Baker annunciava la sua intenzione di offrirsi alla UE in qualità di consulente per dirimere la questione, ecco che poco più di 48 ore dopo arriva una conferma da Bruxelles: Mozilla è stata ammessa, in qualità di casa madre di Firefox, al dibattimento sull’ indagine in corso in merito alle politiche adottate da Microsoft a proposito della distribuzione del suo Internet Explorer. Un’azione iniziata in seguito alla denuncia presentata dalla scandinava Opera, azienda creatrice del browser omonimo.
Sebbene i dati che circolano in queste ore mostrino un quadro più equilibrato di quello fatto registrare oltreoceano – per xiTi Monitor IE avrebbe il 59,5 per cento del mercato europeo contro il 31,1 per cento ad appannaggio di Firefox – secondo Baker il Panda Rosso sarebbe una sorta di eccezione che conferma la regola : ma “questo non significa – prosegue – che le attività di Microsoft non abbiano causato danni significativi, o che non stiano ancora offrendo benefici a Microsoft riducendo la competizione, la scelta e l’innovazione”.
Per questo Mozilla ha chiesto, e ottenuto , di essere coinvolta direttamente nella procedura in seno alla UE, in qualità di “terza parte coinvolta” vale a dire qualcosa che è una via di mezzo tra chi è “informato sui fatti” e chi è direttamente coinvolto nella faccenda. Grazie a questo status potrà partecipare alle eventuali audizioni di Microsoft, potrà accedere a tutti i documenti riguardanti le indagini o sottoporre proprie argomentazioni all’attenzione della commissione che si occupa della caso.
A guidare la fila delle parti lese c’è invece Opera , in virtù del ruolo attivo svolto un anno addietro nel porre la questione innanzi l’Unione Europea. Al momento non si conoscono le intenzioni di Apple e Google , che sviluppano altri due browser (Safari e Chrome) accreditati di una fetta di mercato di alcuni punti percentuali nel Vecchio Continente, così come non c’è alcuna indicazione su quali misure la UE voglia eventualmente intraprendere per risolvere la questione.
Luca Annunziata