Anche la nuova sentenza della Corte di Giustizia rigetta il ricorso presentato da Vodafone, T-Mobile, Telefonica O2 e Orange nel 2007, a seguito della decisione della Commissione di imporre un limite ai prezzi di roaming internazionale per la telefonia mobile . Una prima decisione della Corte di Lussemburgo aveva dato torto alle compagnie telefoniche, sancendo la liceità dell’azione della Commissione.
Le telco accusavano il tetto imposto di non proporzionalità e non rispetto del principio di sussidiarietà: la misura sarebbe stata eccessiva rispetto al problema sottolineato dalla Commissione, e quanto meno di competenza degli stati nazionali e non delle istituzioni europee.
Il tetto tariffario per chiamate, SMS e scambio dati valido fino al 30 giugno, però, ha l’intenzione non solo di fungere da generico calmiere dei prezzi a tutela del consumatore, ma anche di abbattere le barriere (stavolta telefoniche) tra gli Stati membri UE, garantendo effettivamente la libera circolazione dei cittadini europei . Per questo la Corte di Giustizia ha stabilito che “il legislatore comunitario poteva legittimamente ritenere necessario un approccio comune a livello comunitario per garantire il funzionamento armonizzato del mercato interno, consentendo così agli operatori di agire nell’ambito di un unico contesto normativo coerente”.
La Commissione è quindi legittimamente intervenuta per ristabilire la competitività del mercato: “All’epoca dell’adozione del regolamento il rapporto tra costi e prezzi non era quello che avrebbe dovuto sussistere in mercati pienamente competitivi”. Il prezzo medio per una chiamata in roaming in Ue ammontava a 1,15 euro al minuto, cinque volte il costo reale della fornitura del servizio all’ingrosso , con picchi di 2,5 euro al minuto in alcuni Paesi. Il tetto, al momento , è di 35 centesimi per effettuare chiamate tra Paesi europei e 11 per riceverne.
L’obiettivo è adesso quello di arrivare al roaming zero (allineamento dei costi delle chiamate nazionali e internazionali) entro il 2015, come annunciato nell’Agenda digitale del Commissario Neelie Kroes.
Claudio Tamburrino