L’Europa ha respinto l’accusa di Cisco nei confronti della fusione Slype-Lync: mancano le prove di possibili danni alla concorrenza.
Dopo l’annuncio da parte di Microsoft della fusione delle piattaforme di VoIP e messaggistica istantanea Skype e Lync, Cisco e l’italiana Messagenet si erano rivolte alle autorità europee per chiedere di bloccare l’operazione ed affrontare nuovamente da un punto di vista antitrust l’acquisizione del servizio VoIP da parte di Redmond .
Cisco parlava esplicitamente di “errori manifesti” al momento del placet della Commissione europea nei confronti dell’acquisizione da 8,5 miliardi di dollari di Skype da parte di Microsoft: un’operazione che ha unito la posizione sul mercato di Skype alle risorse di Microsoft e alla diffusione del suo sistema operativo Windows. Per questo chiedeva al giudice, in particolare, di richiedere alla Commissione europea di tornare su quella valutazione e porre alcune condizioni all’accordo, tra cui l’ obbligo di garantire l’interoperabilità .
Secondo il giudice della Corte generale europea, tuttavia, Cisco non è riuscita a dimostrare la sua tesi e “l’acquisizione di Microsoft appare compatibile con il mercato interno”: secondo la sentenza Redmond detiene ancora tra l’80 e il 90 per cento del mercato dei PC, ma non avendo una presenza altrettanto forte su altre piattaforme, un comportamento monopolistico rischierebbe di vederla uscire sconfitta sul mercato.
Cisco ha riferito di essere delusa dalla decisione della Corte e di voler comunque continuare a lavorare a favore dell’interoperabilità nel settore della comunicazione video.
Claudio Tamburrino