Le autorità antitrust del Vecchio Continente avevano già inforcato le lenti in passato per puntare sul colosso di Mountain View. Per meglio leggere tra le righe del mai consumato rapporto tra Google e Yahoo!. Poi, per comprendere l’impatto sul mercato del noto accordo da 125 milioni di dollari tra BigG e gli editori statunitensi. Senza dimenticare lo studio approfondito sull’acquisizione del gigante della pubblicità online, DoubleClick.
Una nuova inchiesta attende ora al varco la Grande G, ufficializzata di recente dalla Commissione Europea e annunciata dallo stesso blog ufficiale del motore di ricerca. Un’indagine che dovrà studiare attentamente determinate dinamiche di mercato messe in atto da BigG, accusata di aver penalizzato i risultati di ricerca di alcune società che operano sul web. Di aver declassato i loro presidi online perché agguerriti concorrenti.
La prima di queste società è Foundem , che gestisce un sito di comparazione dei prezzi. Già nell’estate del 2009, Foundem aveva pubblicato un particolare post sul suo blog, puntando nettamente il dito contro l’operato di Google. Che avrebbe cioè utilizzato dei filtri per penalizzare certi risultati di ricerca, rimuovendoli completamente o mettendoli così in basso da renderli praticamente introvabili .
“Queste penalizzazioni sono in genere riservate allo spamming – si legge nel post di Foundem – o a siti che cercano di gabbare gli algoritmi di Google. Ma attualmente vengono anche utilizzate in maniera mirata verso risultati di ricerca perfettamente legittimi”. Le posizioni di Foundem sono praticamente le stesse assunte dalla seconda società che si è rivolta all’antitrust europea, un search engine dedicato a tematiche legali che si identifica come ejustice .
Qualche mese dopo, nel dicembre del 2009, sul blog di Foundem è apparso un nuovo post che ha sottolineato come Google avesse rimosso quello che veniva definito come un meccanismo punitivo di filtraggio. Il che avrebbe portato ad un aumento repentino e vertiginoso del traffico proveniente dal search engine statunitense. Circa del 10mila per cento , da un momento all’altro. Ma non erano stati aggiunti dettagli, dal momento che la stessa Foundem aveva richiesto una certa discrezione.
La terza società – sempre legata alla comparazione dei prezzi – ad aver trascinato Google presso le autorità antitrust europee è Ciao, acquisita da Microsoft nel corso del 2008 per circa 500 milioni di dollari, ora nota con il nome di Ciao! From Bing . Questa si è lamentata in particolare con le condizioni imposte dalla piattaforma pubblicitaria AdSense .
Relativamente alla questione sollevata da Ciao! From Bing , Julia Holtz – senior competition counsel di Google – ha fatto presente che il servizio aveva mantenuto ottimi rapporti con BigG, almeno fino all’acquisizione da parte di Microsoft. L’entrata in gioco del colosso di Redmond aveva poi portato alla richiesta di un’indagine antitrust da parte delle autorità tedesche. Che ora passeranno la palla a quelle di Bruxelles. La stessa Foundem – fa sapere BigG – è membro di un’organizzazione chiamata ICOMP , fondata in parte da Microsoft.
Google si è comunque mostrata particolarmente sicura di sé, sostenendo che il suo operato di business è sempre rivolto alle esigenze reali degli utenti, e si mantiene in linea con le leggi del mercato del Vecchio Continente.
Mauro Vecchio