Dopo l’accordo siglato tra Google e gli editori della Association of American Publishers (AAP), un altro semaforo verde per la digitalizzazione del sapere umano. I membri del Consiglio Europeo hanno infatti approvato la nuova direttiva comunitaria sulle cosiddette opere orfane , quelle non direttamente riconducibili ad uno specifico detentore dei diritti.
“Le nuove regole faciliteranno le attività di digitalizzazione delle opere orfane – si legge in un comunicato diramato da Bruxelles – e il conseguente accesso transfrontaliero alle opere contenute nelle collezioni di biblioteche, istituzioni scolastiche, musei, archivi e organizzazioni per la cultura audiovisiva. Le istituzioni potranno sfruttare i contenuti nell’ambito dei propri interessi, senza il rischio di violazione del copyright”.
Stando alla nuova direttiva , un istituto pubblico – ad esempio, una biblioteca – sarebbe in grado di offrire ai cittadini una determinata opera orfana in versione digitale, ma solo in modalità non profit . Non si tratterà infatti di attività di commercializzazione selvaggia delle opere di padre ignoto, semplicemente uno spunto per la diffusione della cultura in Europa.
L’accordo europeo ha dunque puntato alla massima tutela delle istituzioni culturali, che potrebbero pagare una somma minima – trattasi appunto di utilizzo non commerciale delle opere – qualora il legittimo detentore dei diritti si palesasse in un determinato momento . I vari stati membri dell’Unione Europea avranno due anni di tempo per implementare la regolamentazione all’interno dei rispettivi apparati legislativi.
Qualche perplessità espressa dai vertici dell’ Intellectual Property Office (IPO), che vorrebbero un pagamento anticipato per lo sfruttamento – anche se non commerciale – delle opere orfane. Una forma di tutela nei confronti dei possibili padri, o comunque per l’intero ecosistema legato alle opere dell’ingegno.
Mauro Vecchio