Il roaming zero trova nuovi ostacoli sulla sua strada, tanto che le istituzioni europee sembrano pronte a rinviare nuovamente il raggiungimento dell’ambizioso traguardo, funzionale alla creazione del mercato unico delle telecomunicazioni: sta avvenendo su pressione di diversi paesi e compromettendo gli accordi finora raggiunti con le parti in causa in questo delicato settore.
A puntare il dito contro la nuova linea delle istituzioni europee, in particolare, è l’ ex commissario europeo all’Agenda digitale Viviane Reding, che stigmatizza con un articolo su Politico come il mercato digitale unico non sia evidentemente una vera priorità per le istituzioni europee.
D’altra parte, nonostante l’obiettivo del mercato unico digitale, con l’abbattimento delle tariffe del roaming e l’imposizione dei principi della net neutrality che restano priorità europee sulla carta, sembra evidente già da qualche mese che non è così nel concreto, in particolare a partire dall’apertura del semestre lettone di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea che ha prima rinviato la tempistica di applicazione per raggiungere il roaming zero e poi ha fortemente ammorbidito le posizioni favorevoli ad una sostanziale riforma del settore delle telecomunicazioni e del relativo mercato europeo delineate dalla strategia della Commissione europea del 2013.
Secondo Reding, che di quella Commissione faceva parte, grave è la resistenza e la difficoltà che le istituzioni stanno incontrando ora nel decidere della rimozione di una tariffa anacronistica come il roaming, che obbliga un cittadino europeo a pagare una cifra esorbitante o a non utilizzare il proprio dispositivo una volta superato il confine della propria nazione, con conseguenti danni sia dal punto di vista economico che quello sociale.
L’obiettivo principale dell’Europa, d’altronde, dovrebbe essere l’abbattimento della barriere interne in modo da creare un mercato unico, forte grazie al volume della domanda e alla competizione tra le differenti offerte. Tuttavia in un settore strategico e fondamentale come quello digitale, tutto questo sembra passare in secondo piano rispetto agli interessi particolari di telco e singoli paesi, come quelli dell’Europa dell’Est. Qui , infatti, gli operatori offrono tariffe particolarmente basse e si teme dunque che la necessità di risarcire gli operatori degli altri paesi dove viaggiano i propri utenti li costringerà ad alzarle notevolmente allineandosi a queste con grave danno per il proprio mercato.
Claudio Tamburrino