I sospetti in materia di operazioni di dumping e di abusi degli aiuti di stato sono stati archiviati dalla UE con un accordo stipulato con il Ministro del Commercio cinese Gao Hucheng: Pechino, con i suoi colossi del mercato delle apparecchiature per il networking, non avrebbe adottato strategie anticompetitive per proporsi sul mercato europeo e per conquistarsi un giro di affari che vale ora un miliardo di euro all’anno.
L’ annuncio della Commissione Europea chiude dunque l’indagine aperta nel 2012: le autorità del Vecchio Continente, nell’assistere alla rapida ascesa di attori cinesi come Huawei e ZTE sul mercato delle apparecchiature dedicate alle reti di telecomunicazioni, avevano avviato accertamenti per verificare che le due aziende non avessero adottato strategie di dumping e avessero approfittato di aiuti statali per proporre in Europa i propri prodotti a prezzi capaci di sbaragliare la concorrenza. La stretta collaborazione con le autorità cinesi incoraggiata dal Commissario europeo De Gucht aveva già permesso di fare luce sui presunti comportamenti anticompetitivi, archiviando già nel mese di marzo del 2014 il versante anti-dumping dell’indagine.
Restava da fare chiarezza sui sussidi di stato di cui si sospettava avessero beneficiato Huawei e ZTE, e il dialogo con le autorità cinesi ha permesso ora di risolvere il caso senza imporre alcun tipo di sanzione sulle importazioni. È stato invece stipulato un accordo bilaterale che coinvolge le autorità europee e il governo cinese, volto a permettere a tutti gli operatori del mercato di competere ad armi pari: è per questo motivo che una autorità indipendente vigilerà sui mercati cinese ed europeo delle reti di telecomunicazioni, che alle aziende europee sarà garanitto l’accesso alle discussioni portate avanti in seno alle istituzioni cinesi responsabili di elaborare gli standard nel settore, che sarà assicurata parità di trattamento nell’ambito dei finanziamenti pubblici per progetti di ricerca e sviluppo. UE e Cina si impegneranno inoltre nel contesto del gruppo di lavoro internazionale sui crediti all’esportazione promosso dall’OCSE per contribuire a disciplinare la materia.
Huawei ha accolto la decisione sottolineando il valore per i consumatori di un “mercato aperto alla competizione”. Un mercato a cui attingono soggetti afferenti ai più disparati reparti industriali, che nel corso dei mesi hanno esercitato pressioni affinché l’Europa prendesse posizione senza penalizzare i fornitori di tecnologie wireless cinesi, sempre più determinanti nella loro catena del valore.
Gaia Bottà