Si tratta di una proposta che ha attirato i più convinti apprezzamenti, in particolare da parte dei vari attivisti europei per i diritti dei netizen. Ad avanzarla è stato un gruppo di parlamentari del Vecchio Continente, riunitisi per discutere del testo della prossima direttiva comunitaria in materia di contrasto alla pedopornografia online.
Il messaggio della Commissione per le Libertà Civili è stato chiaro : il blocco degli accessi ai vari siti legati all’adescamento online così come alla diffusione di contenuti pedopornografici potrebbe non rappresentare una misura sempre efficace . Queste stesse procedure di blocco potrebbero inoltre essere foriere di errori, come accaduto in più di un caso nei vari paesi membri dell’Unione Europea.
I parlamentari d’Europa hanno infatti ricordato come due siti olandesi legati alla tutela dei minori dagli abusi siano stati bloccati per sbaglio. Ecco perché il nuovo testo approvato dalla Commissione per le Libertà Civili imporrà ai vari stati membri di preferire tecniche più sicure di rimozione dei contenuti alla fonte , in modo che non possano tornare in circolazione sul web.
Secondo il testo la tecnica del blocco degli accessi sarà implementabile qualora un determinato sito operi al di fuori dei 27 paesi membri dell’Unione Europea . O anche quando le procedure di rimozione alla sorgente risultino troppo lunghe e complicate. Gli attivisti di European Digital Rights Movement (EDRi) hanno applaudito la decisione, parlando di una misura finalmente efficace contro gli abusi dei minori che rimbalzano sul web.
Ma la proposta dei parlamentari d’Europa è andata anche verso un nuovo livello di trasparenza online. Nel caso un sito venisse bloccato dalle singole autorità nazionali, sarebbe obbligatoria la comunicazione della relativa motivazione . I vari provider dovranno essere avvertiti a mezzo missiva e debitamente informati della possibilità di contestare la decisione in appello.
Mauro Vecchio