Un’analisi sintetica in un breve report di circa dieci pagine, recentemente pubblicato su indicazione della Commissione Europea. Uno studio che ha offerto una panoramica sugli attuali strumenti di tutela della proprietà intellettuale, non più adeguati alla continua crescita delle possibilità offerte dalle tecnologie e in particolare dal web.
Internet avrebbe moltiplicato le sfide che devono affrontare i vari detentori dei diritti, continuamente minacciati dalla proliferazione di sempre nuove aree illecite di mercato. E quindi di nuove forme di violazione, non affatto previste dalla direttiva del 2004 a tutela dei diritti della proprietà intellettuale . Regole che andrebbero riviste e aggiornate, almeno secondo le autorità del Vecchio Continente.
Ma soprattutto regole che dovrebbero coinvolgere con più decisione provider e motori di ricerca online. Non più visti come meri intermediari, ma come veri e propri sceriffi del web, pronti ad applicare meccanismi di filtraggio oltre alle più classiche policy made in USA come quelle relative al notice-and-takedown .
E l’Europa non vorrebbe limitarsi al semplice richiamo per ISP e search engine . La rivisitazione annunciata della direttiva comunitaria del 2004 dovrebbe comprendere una sorta di obbligo per intermediari, in futuro costretti ad intraprendere misure più drastiche per combattere fenomeni come il P2P illecito e la pirateria.
Mauro Vecchio