“La protezione dei dati personali rappresenta un diritto fondamentale del cittadino. Affinché questo diritto sia effettivamente garantito, c’è bisogno di regole chiare e coerenti. Quello che dobbiamo fare è aggiornare le nostre leggi, adeguarle a quelle sfide lanciate dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione”. Così il commissario europeo per la Giustizia Viviane Reding, recentemente intervenuto per annunciare una serie di regole che potrebbero modificare in maniera significativa l’attuale rapporto tra 500 milioni di cittadini europei e giganti del web come Facebook e Google.
Regole da introdurre entro l’anno 2011 , ad aggiornare una legge – quella a protezione dei dati personali – ormai vecchia di 15 anni. Troppi, almeno secondo la visione illustrata da Reding, che ha così annunciato l’avvio di un dibattito pubblico in vista di una sostanziale revisione legislativa. Una regolamentazione che risulti effettivamente al passo coi nuovi tempi digitali, dettata da nuove esigenze di tutela nei confronti di milioni di netizen, la cui privacy è continuamente messa a rischio da attività aziendali poco chiare e soprattutto poco trasparenti .
“I cittadini dovrebbero essere in grado di fornire il proprio consenso per la gestione dei dati personali, ad esempio quando si ritrovano a navigare online – ha spiegato il commissario lussemburghese – E dovrebbero avere anche il diritto di essere dimenticati, quando i loro dati non sono più necessari o magari quando sono gli stessi cittadini a volere la rimozione delle informazioni”. Un chiaro riferimento alle policy di un gigante social come Facebook, affinché gli utenti in blu abbiano un reale controllo dei propri dati. Che possano decidere di sparire per sempre dai meandri della piattaforma di Mark Zuckerberg.
Il messaggio di Reding ha riecheggiato chiaramente : qualora nuove regole venissero implementate, aziende come Google e Facebook dovrebbero aprire una vera e propria stagione della trasparenza. Spiegando ai propri utenti come, quando e perché le varie informazioni raccolte vengano sfruttate. I cittadini europei sarebbero quindi in grado di capire chiaramente per quanto tempo i propri dati rimangano a disposizione delle varie aziende del web , capaci di imporre un diritto all’oblio che permetta loro di far sparire determinate informazioni. Magari per ricominciare, per avere una seconda chance anche nella vita virtuale.
Mauro Vecchio