Facebook è sotto il mirino dell’Antitrust UE. La gestione dell’ unificazione tra WhatsApp e il social network a seguito dell’ acquisizione del 2014 è stata seguita da un trattamento poco chiaro di dati degli utenti. L’uno e l’altro servizio avrebbero travasato numeri di telefono e altri dati con pratiche un po’ fosche già finite sotto accusa lo scorso anno e poi sospese . La questione è stata affrontata legalmente dalla Germania, poi dall’Italia, fino a finire sui tavoli del commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager che ha aperto un’indagine.
Oggi è stata ufficializzata la sanzione di 110 milioni di euro a Facebook per aver fornito informazioni non corrette o lacunose durante l’indagine della Commissione condotta a pochi mesi dall’acquisizione. Vestager ha commentato: “la decisione di oggi manda un chiaro segnale alle aziende circa la necessità di rispettare tutti gli aspetti delle regole europee sulla fusione, incluso l’obbligo di fornire informazioni corrette. E impone una multa proporzionata a Facebook. La Commissione deve essere in grado di prendere decisioni circa gli effetti delle fusioni per la concorrenza nella piena conoscenza di fatti accurati”.
A Facebook viene contestato di aver dichiarato l’impossibilità di stabilire una connessione automatica tra account di Facebook e quelli di WhatsApp. Nonostante ciò nell’agosto 2016 è stato annunciata la modifica dei termini di servizio e la privacy policy includendo la possibilità di creare un link tra i numeri di telefono degli utenti di WhatsApp e le identità degli utenti Facebook . Quanto accaduto era stato già sottoposto all’attenzione dei legali di Facebook il 20 dicembre 2016 attraverso una dichiarazione di opposizione . La soluzione tecnica sarebbe stata infatti disponibile fin dal 2014 e nota al team di Facebook.
La multa è stata calcolata in rispetto alle regole europee sulle fusioni . In esse viene specificato che le autorità possono richiedere in caso di violazioni fino all’1 per cento del fatturato aggregato , considerando ovviamente la natura, la gravità e la durata della violazione. Facebook è stata considerata recidiva avendo fornito informazioni parziali e non corrette sia in fase iniziale durante la procedura di fusione, ma anche a una successiva richiesta avanzata dalla Commissione. A mitigare la situazione c’è la disponibilità di Facebook nel cooperare con le autorità. Si tratta comunque della prima multa per informazioni incomplete e/o errate elevata a un’azienda dal 2004, anno dell’introduzione del regolamento sulle fusioni. Il suo valore di deterrente è evidente.
Facebook non contesterà la multa . Un suo portavoce ha confermato che: “abbiamo attuato in buona fede fin dalla nostra prima interazione con la Commissione e ci siamo impegnati a fornire informazioni accurate ad ogni richiesta. Gli errori fatti nel 2014 non sono stati intenzionali”.
La decisione di multare Facebook, non avrà impatti circa l’autorizzazione all’operazione di acquisizione conclusa nel 2014 tra i due servizi ed è da considerare indipendente anche da eventuali procedure per violazioni contestate dall’antitrust nazionale in tema di concorrenza, o circa la protezione dei dati derivanti dall’aggiornamento dei termini di servizio e privacy policy di WhatsApp dall’agosto 2016. Francia e Olanda si sono dimostrate intransigenti e anche con l’Italia Facebook ha un debito da saldare (la violazione del codice del consumo è stata contestata dall’AGCM).
Nonostante questi passi falsi, qualche nuovo problema tecnico (ricordate anche il down di qualche giorno fa?) e recenti minacce di virus provenienti da paesi arabi, WhatsApp continua ad essere uno degli strumenti di messaggistica più apprezzati al mondo. Un “look and feel” sempre più in linea con Facebook sembra essere apprezzato dagli utenti, almeno quelli meno sensibili ai rischi per la privacy.
Mirko Zago