La Commissione Europea ha proposto di istituire “un Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica”: il tutto organizzato a L’Aja a partire dalle risorse dell’Europol, l’Ufficio europeo di polizia.
Il Commissario europeo agli affari interni Cecilia Malmstroem delinea il problema della sicurezza informatica come una questione urgente e sempre più all’ordine del giorno: “Il tempo che trascorriamo online ogni giorno aumenta e la criminalità si adegua: nessuno è al riparo dai reati informatici”.
Per rispondere al crescente pericolo occorre dunque, secondo l’istituzione europea, sviluppare risorse ad hoc in parte distinte dalla polizia tradizionale in modo tale che possano essere concentrare interamente su questi problemi: il nuovo centro proposto, dunque, dovrebbe avere un organo direttivo distinto dall’Europol e sarà incaricato di individuare le reti delle organizzazioni criminali informatiche e di fornire supporto operativo nelle operazioni che le coinvolgono.
Dal punto di vista organizzativo rappresenta una proposta che attende l’approvazione del comitato di bilancio dell’Europol: si prevede per il primo anno una spesa totale intorno ai 3,6 milioni di euro , con operatività garantita a partire dal prossimo gennaio.
Il Commissario Malmstroem ha peraltro assicurato che si occuperà, in particolare, di quei crimini che generano ingenti proventi illeciti, quali le frodi perpetrate online tramite l’abuso di carte di credito e coordinate bancarie, nonché di quelli che causano gravi danni alle vittime, quali lo sfruttamento sessuale dei minori online e gli attacchi informatici contro le infrastrutture nevralgiche e i sistemi d’informazione dell’Unione. Ha escluso,invece, dalle competenze del nuovo centro la questione del file sharing illegale.
Il lavoro per un organo del genere sarà d’altronde già notevole: secondo i numeri esposti dal Commissario europeo tali crimini avrebbero già comportato un costo compreso tra i 114 e i 388 miliardi di dollari (circa 290 miliardi di euro) l’anno e creato un mercato che parte da una valutazione di un euro per i dettagli di una carta di credito, per arrivare fino a 140 per una carta contraffatta.
Una minaccia che incombe dunque sempre più concretamente sull’economia non solo europea, ma globale. Anche negli Stati Uniti, per esempio, si cerca di trovare l’organizzazione migliore per rispondere a queste minacce: da un lato un ex vertice dell’antiterrorismo come Richard “Dick” Clarke parla di una battaglia già persa a causa della debolezza della strategia di difesa informatica, dall’altra l’NSA, l’intelligence statunitense alle prese con la costruzione di un grande nuovo “Centro per la Cyber-Sicurezza”, avrebbe individuato nella minaccia cinese il nemico da combattere per cercare di salvare l’economia statunitense dal furto di risorse, dati e dai continui attacchi.
Claudio Tamburrino