La Svezia si è impegnata, assumendo la presidenza di turno dell’Unione Europea per i prossimi sei mesi, ad ottenere un accordo tra gli stati membri per la creazione di un unico brevetto valido in tutti i 27 paesi.
Quello preso dalla Svezia appare uno sforzo concreto: “Abbiamo preparato molti incontri bilateriali con i paesi più scettici per cercare di convincerli – ha affermato un diplomatico – stiamo puntando in alto, ma questi obiettivi possono essere raggiunti”.
Accanto alla creazione di un unico brevetto con validità europea, la Svezia spera di raggiungere almeno un accordo preliminare per la creazione di un’area unificata per le controversie e di delineare una corte per i brevetti europea.
L’Ufficio europeo dei brevetti ( EPO ) non è un organo dell’UE e l’attuale brevetto europeo permette solamente
di poter richiedere ed ottenere, con un’unica procedura, il brevetto in più stati dell’Europa: si tratta in pratica di un fascio di brevetti indipendenti l’uno dall’altro.
Questo rappresenta un vantaggio relativamente ai costi amministrativi, ai servizi di traduzione, e alle procedure di analisi sia formale che sostanziale (sui requisiti necessari e sulla ricerca di antecedenze ed eventuali contestazioni) effettuate dall’Ufficio, servizi che non rendono tuttavia il brevetto immune da future cause per validità. La principale differenza rispetto ad un unico brevetto sta proprio nell’ indipendenza dei singoli brevetti e nella litigation svolta a livello nazionale, demandata ai tribunali dei singoli stati: le sorti nei diversi paesi sono slegate l’una dall’altra ed una medesima invenzione potrebbe vedersi rifiutare la protezione in Francia mentre se ne vede risonosciuta una in Italia o in Spagna.
Da quando è nato l’EPO nel ’77, d’altronde, in Europa si porta avanti il dibattito sull’uniformazione del diritto brevettuale e su un unico sistema processuale per i brevetti. Mentre la materia della proprietà intellettuale in generale, almeno di fatto da quando l’Organizzazione Mondiale del Commercio se ne occupa, si sta uniformando, la costituzione di un unico procedimento per le controversie resta l’argomento che più spaventa: i detentori dei diritti, anche se godrebbero di una netta semplificazione, temono di perdere con un solo procedimento di infrazione, in un sol colpo, tutti i loro diritti.
Inoltre, Benjamin Henrion, presidente della Foundation for a Free Information Infrastructure ( FFII ) ha paura che il brevetto comunitario possa rendere più facile far passare la brevettabilità dei software in Europa: in particolare l’istituzione di un tribunale speciale per le controversie brevettuali, secondo Henrion, permetterebbe di superare l’autorità legale della Corte di Giustizia europea, garanzia di salvaguardia dall’estensione del brevetto ai software.
Per i suoi sostenitori invece l’intera riforma sarebbe una delle logiche conseguenze dell’impegno preso dall’Unione Europea con l’agenda di Lisbona del 2001: diventare la principale economia basata sull’innovazione del mondo.
Claudio Tamburrino