Non si tratta di paranoia, non si tratta di configurare scenari apocalittici: il Commissario Europeo Viviane Reding invoca l’avvento di un cybercop che sappia coordinare le strategie dell’Europa e sappia proteggerla dagli attacchi sferrati da malintenzionati e da criminali che agiscono su infrastrutture a cui i cittadini non possono più rinunciare.
Il messaggio di Reding, diramato a mezzo video dall’Estonia, è esplicito: l’Europa necessita di una persona che sappia agire in situazioni di crisi, che sappia contenere le emergenze, che impedisca ai cybercriminali di attentare alla rete . I cyberattacchi non sono un gioco per ragazzini, Reding tenta di scardinare l’immaginario di cittadini europei alimentato dalla letteratura e dalle cronache spicciole: i criminali che operano con la mediazione della rete, spiega il Commissario, non si infiltrano nei network scolastici per ritoccare le medie di profitto e non aggiungono zeri a conti correnti bancari. “La realtà dei cyberattacchi – assicura il Commissario – non ha nulla di ludico e non è più un modo per dimostrare arguzia e curiosità”: il cybercrime è estremamente redditizio . Dietro ai traffici online, dietro ai disservizi, alle frodi e a certe azioni dimostrative ci sarebbe la criminalità organizzata e un mercato ben avviato , conferma Reding le indagini delle security company. Ci sarebbero le altresì le autorità di paesi che combattono battaglie parallele a cavallo delle infrastrutture di connettività.
Le conseguenze sulla vita quotidiana dei cittadini europei sono già evidenti, spiega Reding: spam e phishing riempiono le caselle email di ogni netizen, è indispensabile che ciascuno eriga palizzate alla propria connessione per scampare ad untori che disseminano malware. Gli attacchi condotti invece contro le infrastrutture non investono la quotidianità del netizen ma dimostrano la fragilità di una rete che non è governata e protetta da autorità che agiscano in maniera compatta e coordinata.
“Non si tratta – avverte Reding – di sola teoria o di paranoia”. Il riferimento del Commissario corre all’ Estonia , dove una logorante guerriglia informatica era sfociata nel 2007 nella paralisi totale delle infrastrutture del paese. Si sarebbe trattato di un attacco di matrice politica: la conseguenza era stata quella di bloccare la pubblica amministrazione, le istituzioni, l’informazione. A rischio, ammonisce Reding, sono tutte i servizi di prima necessità : la minaccia di un attacco che coinvolga ad esempio la rete elettrica di un paese, e di conseguenza tutte le infrastrutture come gli ospedali e la rete dei trasporti, potrebbe fruttare denari a cybercriminali e ricattatori. Troppo ingenti i danni a cui stato e mercato si troverebbero a dover rimediare. Reding pensa ad un mese di blackout di Internet: in Europa o negli States significherebbe una perdita economica di almeno 150 miliardi di euro .
Per questo motivo, in tempi di attacchi condotti su scala globale , sarebbe necessario che l’Europa corresse ai ripari: la European Network and Information Security Agency ( ENISA ), la rete che avrebbe dovuto vigilare sull’Europa e scongiurare le minacce mediate dalle tecnologie di rete, non sembra essere in grado di rispondere in maniera adeguata. “Questo strumento – osserva il Commissario – resta una piattaforma deputata alla condivisione di informazioni e, nel breve termine, non diventerà il quartier generale europeo per la difesa dalle cyberminacce”. La soluzione? Reding propone di contenere le minacce investendo una figura plenipotenziaria del compito di assicurare la sicurezza delle reti europee, una figura simile a quella che gli States stanno tentando di ritagliare con una proposta di legge .
“L’Europa ha bisogno di un signor Cyber Sicurezza così come abbiamo un signor Affari Esteri – annuncia Reding – di uno zar della sicurezza che possa agire immediatamente se è in corso un cyberattacco, un cybercop incaricato del coordinamento delle nostre forze e dello sviluppo di piani tattici per aumentare il nostro livello di resistenza alle minacce”. Non è dato sapere con quali strategie possa agire il cyberpoliziotto europeo: certo è che Reding si adopererà insieme ai colleghi per istituire questo profilo quanto prima. Nel frattempo, la raccomandazione è per gli ordinari cittadini della rete: “voi avete altresì un ruolo importante da giocare per migliorare la nostra capacità di resistere ai cyberattacchi – avverte – il vostro computer potrebbe essere usato per attaccare qualcun altro, per infettare altri computer, quello del vostro vicino di casa così come una macchina all’altro capo del mondo”. “Internet – spiega Reding – è una rete aperta: ciò significa che voi siete altresì fondamentali nella quotidiana lotta per la cybersicurezza”.
Gaia Bottà