Abuso di posizione dominante. Danni ai consumatori dell’area economica europea. Concorrenti tagliati fuori dalla competizione. Queste sono le motivazioni principali addotte dall’organo antitrust della Commissione per spiegare la multa da un miliardo di euro con cui Intel era stata sanzionata a maggio.
Secondo l’Antitrust europeo l’attività del chipmaker statunitense avrebbe ridotto la capacità di scelta per la clientela del Vecchio Continente, ponendo allo stesso tempo un freno all’innovazione . Un comportamento punibile secondo l’articolo 82 del Trattato Europeo, che regola i comportamenti delle aziende e cerca di impedire la creazione di veri e propri cartelli.
Nel periodo compreso tra il 2002 e il 2006 Intel avrebbe infranto più di una norma comunitaria , colpendo in primo luogo i suoi diretti concorrenti: un’azione di disturbo che si sarebbe poi riflessa sui consumatori.
Dagli incartamenti rivelati dalla Commissione si evince che Intel abbia in qualche modo condizionato alcuni tra i maggiori produttori di computer , tra cui HP, Dell e Acer, al fine di danneggiare AMD: quest’ultima controllando il 23 per cento del mercato risulta essere il maggiore concorrente dell’azienda di Santa Clara.
La tattica era simile per quasi tutte le aziende che avessero a che fare con Intel: destinare le macchine basate su AMD ad un mercato di nicchia , evitando la grande distribuzione, e possibilmente non fabbricare affatto computer che montassero CPU diverse da quelle fornite dagli accordi con Intel.
Tra gli esempi riportati vi è quello di Dell, che ne 2003 stava pianificando uno switch della sua linea di prodotti da Intel verso AMD: secondo quanto riportato sul rapporto stilato dalla UE, Intel avrebbe minacciato di ritorsioni economiche il produttore statunitense qualora avesse scavalcato la barricata.
Intel ha tuttavia ribadito la sua volontà di perseguire un comportamento etico sul mercato, rispettando tutte le leggi che lo regolano: “Siamo convinti di aver rispettato questi standard – ha dichiarato un portavoce dell’azienda – abbiamo sempre agito entro i confini della legalità”.
La multa non è ancora stato pagata poiché il produttore di microchip, secondo il quale la Commissione Europea non avrebbe agito in totale trasparenza , era ricorso in appello per ottenere l’annullamento o la riduzione della sanzione.
Giorgio Pontico