Il Parlamento Europeo ha elaborato a fine maggio una raccomandazione rivolta alla Commissione affinché elabori nuove norme di diritto civile in tema di robotica . Non sono tanto le questioni tecniche o meccaniche relative alla progettazione ad aver bisogno di regolamentazione quanto piuttosto i temi legati all’ impatto dei robot nella vita quotidiana . I tempi, secondo il Parlamento Europeo, sono ormai maturi per fornire ad esempio una chiara definizione di ciò che si intende con il termine robot e tutti gli annessi del caso.
L’intelligenza artificiale si è spinta ben oltre il confine immaginabile solo pochi anni fa, con impatti etici e sociali . Le macchine si sono evolute e hanno acquisito un’autonomia inaudita grazie all’impiego di sensori avanzati e sistemi di interconnessione in grado di agevolare l’interazione con l’ambiente circostante. I moderni robot sono in grado di adattare il loro comportamento in base alle sollecitazioni esterne ricevute e agire, in alcuni casi, come fossero esseri umani. Alla base di questa evoluzione, non regolamentata, ci sono la capacità di auto apprendere (machine learning) e la capacità di elaborare in maniera intelligente gli stimoli.
Prima che la possibile invasione di robot prenda realmente piede è indispensabile stabilire criteri per la loro classificazione e considerare eventuali fattori di rischio come pericoli per la sicurezza umana, la privacy, l’integrità, la dignità, l’autonomia e la proprietà dei dati .
Al momento vige un principio di buon senso e di responsabilità nella progettazione e nella ricerca. Questo principio fondamentale dovrebbe essere supportato, secondo le istituzioni europee, da un codice etico-deontologico degli ingegneri che operano nell’ambito della robotica, accompagnato da un ulteriore codice per i comitati etici di ricerca, e modelli di licenze per progettisti e utenti.
La nuova generazione di robot, alla stregua degli umani, potrebbero essere imprevedibili e l’obiettivo è prevenire a monte l’avvento di situazioni intricate: “Nell’ipotesi in cui un robot possa prendere decisioni autonome – si legge infatti nel documento – le norme tradizionali non saranno sufficienti per attivare la responsabilità di un robot, in quanto non consentirebbero di determinare qual è il soggetto cui incombe la responsabilità del risarcimento né di esigere da tale soggetto la riparazione dei danni causati”.
La direttiva attuale e risalente al 1985 ( 85/374/CEE ) copre solamente i danni causati dai difetti di fabbricazione di un robot e a condizione che la persona danneggiata sia in grado di dimostrare il danno effettivo, il difetto nel prodotto e la connessione causale tra difetto e danno (responsabilità oggettiva o responsabilità senza colpa). Di conseguenza, spiega il documento del Parlamento Europeo, “L’ applicazione della direttiva 85/374/CEE, non sarebbe sufficiente a coprire i danni causati dalla nuova generazione di robot, in quanto questi possono essere dotati di capacità di adattamento e di apprendimento che implica un certo grado di imprevedibilità nel loro comportamento, dato che imparerebbero in modo autonomo, in base alle esperienze diversificate di ciascuno, e interagirebbero con l’ambiente in modo unico e imprevedibile”.
Per questo motivo nel documento si invita la Commissione a valutare la possibilità di garantire uno status giuridico specifico per i robot , che attribuisca ai “robot autonomi più sofisticati” responsabilità e obblighi , considerandoli come “persone elettroniche” capaci di interagire con l’ambiente e con terzi.
Le aree attualmente grigie sono tante. Troppe. Forse la creazione di un’agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale , come auspicato dal Parlamento Europeo, potrebbe compensare almeno una parte delle carenze attuali. Il suo compito sarebbe volto a sostenere lo sviluppo del settore garantendo opportunità per tutti i Paesi dell’Unione volgendo una fondamentale attività di supervisione.
Altro aspetto che impensierisce l’Europa, a a cui l’agenzia potrebbe imprimere una direzione, è la robotica applicata nell’ambito del lavoro: “lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale possono portare a far sì che gran parte del lavoro attualmente svolto dagli esseri umani sia svolto da robot, sollevando preoccupazioni quanto al futuro dell’occupazione e la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale se l’attuale base fiscale sarà mantenuta, e dando potenzialmente origine a una crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e del potere”. Secondo una ricerca di Forrester i robot (nel senso più ampio del termine) sostituiranno il 16 per cento dei lavoratori statunitensi entro il 2025. Percentuale che scende al 7 per cento se si considerano gli addetti che dovranno essere impiegati per manovrare e controllare i robot. La sensazione che i robot possano soppiantare i lavoratori umani sono per la verità sempre più numerose: Foxconn , noto produttore di elettronica cinese, ha recentemente dimezzato gli operai a favore di nuove macchine e secondo il World Economic Forum (WEF) si tratta di una tendenza volta a crescere, tanto da parlare di quarta rivoluzione industriale. Qualcuno teme che sia l’inizio della sopraffazione dei robot , da parte di quelle che un giorno l’Europa potrebbe aver definito “persone elettroniche”.
Mirko Zago