La giapponese Mira Robotics ha progettato il suo robot Ugo per affiancare le persone anziane nelle attività quotidiane, istruendolo per assolvere compiti come la gestione del bucato o le faccende domestiche. La tecnologia sembra però avere ora un altro sbocco, trovando un nuovo ambito di applicazione nel contesto dell’attuale crisi sanitaria.
Robot e distanziamento sociale, una proposta dal Giappone
La ragione è presto spiegata: l’impiego di un automa in determinati contesti è in grado di ridurre il contatto tra le persone e di conseguenza scongiurare il rischio che l’agente patogeno possa essere trasmesso da un soggetto all’altro. Queste le parole del CEO Ken Matsui intervenuto con un’intervista sulle pagine di Reuters.
Il coronavirus ha creato una nuova necessità di robot perché possono ridurre il contatto diretto tra le persone. Abbiamo ricevuto richieste da ovunque, da Singapore alla Francia.
A tale scopo Mira Robotics ha messo a punto nuovi moduli da fornire in dotazione a Ugo con funzionalità specifiche a partire da quello che emette una luce ultravioletta per uccidere il virus su superfici come le maniglie delle porte.
L’unità è controllabile da remoto attraverso un laptop o un gamepad del tutto simile a quelli delle console videoludiche. Si muove su ruote e un sistema laser a bordo semplifica la gestione degli spostamenti. Per imparare a utilizzarlo, stando ai suoi progettisti, sono sufficienti trenta minuti. Non viene venduto, ma offerto con canone mensile pari a circa 1.000 dollari.
Siamo dunque di fronte alla soluzione per il problema sanitario che in questo periodo interessa tutto il pianeta? Non esattamente, per diverse ragioni. La prima è legata a doppio filo alla disponibilità della tecnologia: Mira Robotics è una startup fondata solo due anni fa e al momento l’unica unità di Ugo operativa si trova nei suoi uffici di Tokyo. L’iniziativa dimostra ad ogni modo come dall’ambito dell’automazione possano giungere spunti utili per far fronte alle nuove necessità emerse.