Milioni di videocamere sparse per il Regno Unito controllano ogni giorno quanto accade nelle strade, ma l’idea di riportare questi filmati in tempo reale su un sito Internet a pagamento non ha convinto l’ Information Commissioner’s Office (ICO): l’ente britannico ha così sospeso la nascente attività di Internet Eyes , i cui gestori dovranno ora fornire delle garanzie circa il trattamento dei contenuti trasmessi.
Il lancio ufficiale del portale sarebbe dovuto avvenire già a fine 2009: più di 13mila utenti registrati attendono tuttora che le autorità diano il proprio benestare all’avvio, non solo per soddisfare una sorta di mania voyeuristica ma soprattutto per ambire al premio mensile di 1000 sterline messo in palio per chi, scrutando attraverso gli occhi elettronici, contribuisca a sventare il maggiore numero di atti criminali o vandalici .
Come prevedibile l’iniziativa di Max Patey, ideatore di Internet Eyes , si era andata a scontrare fin dall’inizio con le associazioni per la difesa della privacy, le quali avevano definito “disgustoso chiedere ai cittadini di spiarsi a vicenda” e si erano rivolte direttamente all’ICO per esigere una maggiore tutela. Jonathan Bamford, funzionario dell’ICO, ha dichiarato che il futuro di Internet Eyes dipende adesso dalla capacità dei gestori di saper rispettare quanto previsto dal Data Protection Act .
“Cerchiamo di ricompensare i cittadini per la loro vigilanza” ha spiegato Tony Morgan, a capo di Internet Eyes , specificando inoltre che non si tratta di un gioco e che gli spettatori non saranno a conoscenza dell’ubicazione delle telecamere da cui provengono le immagini.
Nel corso degli anni il Regno Unito ha visto fiorire milioni di telecamere di vigilanza e la sigla CCTV (Closed Circuit TeleVision) è diventata ormai sinonimo di sorveglianza elettronica, giudicata negli ultimi tempi troppo invasiva dagli stessi Lord che in passato ne avevano incoraggiato l’introduzione.
Giorgio Pontico