Una commissione della House of Lords, la camera alta del parlamento britannico, ha aperto un dibattito sulle politiche UE sulla difesa europea in uno scenario di cyber-guerra.
Nei mesi scorsi la Commissione Europea era intervenuta con una serie di comunicazioni , che puntavano a coordinare le politiche nazionali e cercare di instaurare la figura del Cyber-Czar europeo a presidio della sicurezza del Vecchio Continente. La struttura sarebbe simile a quella adottata per gli esteri: un soggetto che rappresenti gli Stati Membri sul fronte esterno. Scopo principale del Cyber-cop: coordinare le politiche nazionali di sicurezza informatica, migliorare la stabilità di Internet e la capacità e velocità di risposta agli attacchi.
I Lord del Regno Unito hanno deciso di prendere le comunicazioni dell’Europa e analizzarne l’effettiva opportunità e applicabilità. Per far questo chiedono alle parti interessati di intervenire sottoponendo prove e testimonianze entro il 13 novembre.
I pari di Sua Maestà si domandano innanzitutto se la minaccia presentata dalla Commissione sia effettiva, e a testimonianza chiedono statistiche e dati rilevanti. Si chiedono, inoltre, se siano appropriate le attuali reti di cooperazione, costituite dalla collaborazione tra i Computer Emergency Response Teams (CERT) istituiti dai Governi nazionali e dal lavoro di allarme offerto (ma criticato dalla stessa Commisione europea) dallo European Information Sharing and Alert System (EISAS).
Principalmente, tuttavia, si concentrano sul livello di governance da adottare (individuale, nazionale, europeo o mondiale) per migliorare effettivamente le proprie capacità. Da un lato, infatti, rilevano che la maggior parte delle minacce riguarda le aziende e che i maggiori organi di sicurezza sono soggetti privati, che dovrebbero esser coinvolti nelle discussioni intavolate. Dall’altra, gli attacchi subiti dall’Estonia nel 2007, sottolineano, potrebbero significare che c’è bisogno di un maggior coinvolgimento della NATO e, in generale, si chiedono se ci sia la necessità di una maggiore presenza militare a protezione di Internet .
Claudio Tamburrino