UK: felici dei body scanner

UK: felici dei body scanner

Uno studio ha rivelato che nove cittadini britannici su dieci sono ben lieti di collaborare con gli scanner denudanti. Quelli USA sono disposti a sacrificare la privacy per la sicurezza in volo
Uno studio ha rivelato che nove cittadini britannici su dieci sono ben lieti di collaborare con gli scanner denudanti. Quelli USA sono disposti a sacrificare la privacy per la sicurezza in volo

Più del 90 per cento dei cittadini britannici sarebbe ben disposto a sottoporsi ai dibattuti body scanner , recentemente entrati in vigore in vari aereoporti del mondo. A rivelarlo, uno studio pubblicato dall’azienda informatica Unisys , cha ha coinvolto un campione di circa 10mila persone provenienti da 11 paesi del globo.

Nove sudditi di Sua Maestà su dieci – circa mille gli intervistati – hanno dichiarato di non essere particolarmente preoccupati di eventuali violazioni della privacy da parte degli scanner millimetrali, che denudano i vari passeggeri in vista di un maggior livello di sicurezza negli aereoporti. Anzi, si sono addirittura mostrati ben lieti di sottoporsi ai monitoraggi underwear .

Lo studio , condotto agli inizi dell’anno, ha inoltre coinvolto un insieme di cittadini statunitensi, non troppo lontani dalle posizioni britanniche. Il 93 per cento del campione analizzato ha sottolineato come sia disposto a sacrificare una certa dose di privacy per potersi poi sentire più sicuri in viaggio. Il 65 per cento dei cittadini a stelle e strisce ha quindi dimostrato l’intento di collaborare con i chiacchierati body scanner.

Percentuali consistenti, che si sono ripresentate – sia in terra d’Albione che negli Stati Uniti – con una buona predisposizione degli intervistati a fornire alle autorità aereoportuali dati sensibili come quelli legati all’iride o alle impronte digitali . Dati tuttavia in calo quando lo studio si è spostato in città come Hong Kong (45 per cento favorevole agli scanner) o in paesi come il Messico, dove solo il 24 per cento del campione ha espresso la stessa felicità dei viaggiatori anglofoni.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
16 apr 2010
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