È la nuova crociata del governo di Londra contro la proliferazione online di materiale pornografico. Immagini, video, semplici siti che fanno del pruriginoso la propria fonte di business. La proposta di legge nota come Online Safety Bill potrebbe ora implementare un gigantesco meccanismo di filtraggio dei più svariati contenuti a luci rosse.
In sostanza, i vari provider d’Albione verrebbero obbligati a bloccare di default tutti gli accessi degli abbonati alle piattaforme per la distribuzione di immagini e video pornografici . Agli utenti verrebbe però offerto un meccanismo di opt-in a posteriori: contattando il singolo provider per ricevere l’annullamento del blocco e così navigare nelle oscenità del Web.
Il disegno di legge prevede inoltre l’applicazione dei filtri a tutti gli operatori, sia fissi che mobile. Questi stessi provider dovrebbero poi assicurarsi che tutti i dispositivi elettronici – ovvero qualsiasi apparecchio capace di connettersi e scaricare contenuti – vengano coinvolti nel meccanismo antiporno.
I dettagli dell’ Online Safety Bill non sono finiti qui. Anche in caso di sblocco degli accessi ai siti, i provider dovrebbero verificare che le piattaforme a luci rosse abbiano implementato un meccanismo automatico per la verifica dell’età anagrafica degli utenti . Senza di esso, gli utenti vogliosi di porno rimarrebbero comunque a bocca asciutta.
Evidenti dubbi da parte dei vertici della Internet Service Providers Association (ISPA). I vari fornitori di connettività metterebbero già a disposizione appositi strumenti di parental control per evitare l’accesso al materiale pornografico. Il filtraggio di default andrebbe perciò ad innestare nelle menti una falsa sensazione di sicurezza .
Dovrebbero dunque essere i genitori d’Albione a preoccuparsi per i contenuti visualizzati dai propri figli? E soprattutto – concetto ribadito da ISPA – come si fa a decidere che cosa è pornografia? I provider sono però preoccupati anche per un’altra questione, di natura operativo-tecnica.
Il filtraggio a priori sarebbe infatti decisamente oneroso per i singoli fornitori di connettività, oltre che pericoloso per il flusso del traffico dati. Si ricorda infatti il caso australiano , con EuroISPA a sottolineare come i filtri antiporno fossero nocivi per la velocità della rete oltre che non efficaci a causa dei servizi proxy per l’aggiramento dei blocchi .
Mauro Vecchio