Una nuova bozza legislativa , recentemente apparsa tra le pubblicazioni ufficiali del Parlamento britannico. Le prime predisposizioni del Defamation Bill potrebbero modificare in maniera significativa la tutela di certe forme d’espressione su Internet, in particolare quelle anonime.
La commissione parlamentare d’Albione vorrebbe innanzitutto offrire più efficaci protezioni di legge per tutti quei siti che pubblicano contenuti i cui autori si presentano con nomi e cognomi e non con nickname fantasiosi (ammesso, e non concesso, che si disponga di un meccanismo per ricondurre l’identità di un netizen al nome e cognome con cui si presenta). Al contrario, i contenuti pubblicati sotto pseudonimo non dovrebbero essere considerati “veri, affidabili o comunque degni di fiducia”.
Il cuore del nuovo disegno di legge consiste in una sorta di regime in stile notice and takedown , attivato in caso di diffamazione a mezzo web. Sono previsti due percorsi differenti, differenziati a seconda della identificabilità degli autori.
Qualora l’autore si esprima con il proprio nome e cognome, si potrà richiedere l’intervento del gestore del sito, che dovrà comunicare le notifiche della richiesta di rimozione accanto al commento .
Solo una volta ottenuta una specifica ordinanza da parte di un giudice, si potrà obbligare gli intermediari a farla rispettare, attraverso la rimozione del post diffamatorio.
Nel caso in cui il contenuto sia pubblicato in forma anonima o pseudonima , secondo il Defamatory Bill , le attività di rimozione dovrebbero risultare molto più immediate. L’intermediario che ospita il contributo dovrebbe provvedere alla rimozione immediata , non appena ricevuta la richiesta, a meno che l’anonimo commentatore non decida di identificarsi. O a meno che il gestore della piattaforma non ritenga i contenuti di “pubblico interesse”, ad esempio nel contesto accademico o scientifico. In questo caso si potrà rivolgere a un giudice per garantire la tutela della libertà di espressione dell’utente di cui ospita il commento.
Si tratterebbe dunque di meccanismi piuttosto complessi da integrare nel flusso di lavoro di gigantesche piattaforme social come Facebook, data l’impressionante mole di post (spesso anche incolleriti).
Attualmente i vari intermediari online non sono responsabili di quanto scritto dagli utenti a meno che non siano previsti interventi di moderazione delle discussioni. Piattaforme, blog e siti web, qualora la proposta si concretizzasse in legge, potrebbero dunque essere accusati di essere corresponsabili di diffamazione se non si dimostrassero puntuali nella rimozione dei post anonimi.
Mauro Vecchio