A capo della britannica Public Accounts Committee (PAC), Margaret Hodge ha avviato una scrupolosa indagine sulle attività finanziarie di alcuni tra i più potenti colossi del Web. Da Amazon a Google, le redditizie net company sono finite ancora una volta nel mirino dei parlamentari d’Albione, accusate di evasione fiscale tra conti offshore e spostamenti di business in paesi dalle politiche fiscali più morbide.
Nei documenti contabili presentati da Amazon alla commissione britannica, l’azienda di Seattle ha versato un totale di 3,1 milioni di sterline (circa 3,6 milioni di euro) al fisco , pur avendo dichiarato un volume complessivo di vendita per oltre 4 miliardi di sterline (4,7 miliardi di euro) nel bilancio relativo all’anno 2012. La porzione destinata all’erario nel Regno Unito ha lasciato di stucco il Parlamento di Londra.
In particolare , il chairman Hodge ha ricordato al retailer statunitense un fondo destinato dal governo scozzese per la costruzione di un nuovo centro di distribuzione a Dunfermline. L’azienda statunitense si era così assicurata un abbondante liquidità – 2,5 milioni di sterline (quasi 3 milioni di euro) – ripagata con un versamento fiscale ritenuto ridicolo dagli stessi parlamentari britannici.
Il problema è sempre lo stesso, ripresentatosi oggi dopo le vecchie polemiche. Le attività delle divisioni europee di Amazon transitano verso la sede centrale in Lussemburgo, dove può godere di un regime fiscale più morbido. Stesso discorso per le attività nella sede dublinese di Google, nel mirino della PAC in un severo botta e risposta tra il chairman Hodge e Matt Brittin, vicepresidente della divisione vendite di Google nel nord e centro Europa.
“La sua azienda promette di non comportarsi in maniera malvagia – ha esordito Hodge richiamando il celebre motto di BigG – Trattasi però di azioni malvagie, attraverso un gioco di specchi e di fumo”. In tutta risposta, Brittin ha sottolineato come la sua azienda paghi regolarmente le tasse nei paesi dove viene a crearsi un effettivo “valore economico”. I dipendenti britannici della Grande G non avrebbero mai chiuso attività di vendita come invece accade regolarmente a Dublino .
Al di là dell’Atlantico, il CEO di Apple Tim Cook si presenterà alla prossima audizione del Senato statunitense per offrire alcuni chiarimenti sulla gestione fiscale del colosso di Cupertino, accusato di aver creato conti oltreconfine per depositare oltre 100 miliardi di dollari . In questo modo, l’azienda californiana avrebbe evitato il pagamento di oltre 9 miliardi di dollari al fisco a stelle e strisce.
Mauro Vecchio