Bruxelles – Farsi pubblicità a mezzo blog è un crimine perseguibile legalmente : questa la conseguenza delle modifiche alle leggi europee per la protezione dei consumatori che diverranno effettive nel Regno Unito dal prossimo 31 dicembre. Rivela il TimesOnline che la pratica del blogging auto-promozionale, tendenza emergente dell’industria che vuole cavalcare l’onda del social networking consultato con frequenza sempre maggiore dai netizen prima degli acquisti, sarà da quel momento in poi bandita.
La misura ha come obiettivo primario quello di colpire gestori di store telematici, organizzatori di viaggi turistici, hotel e anche autori letterari che dovessero insistere a parlar bene delle proprie opere sui siti di acquisti in rete più rinomati. A discapito dei diritti del consumatore, anziché ad un’informativa sui servizi corrispondente alla realtà fattuale, alcuni commercianti senza scrupoli hanno infatti cominciato a preferire false recensioni o pareri su servizi da loro stessi forniti.
Il fenomeno è emerso negli States e in Inghilterra, dove recenti investigazioni hanno portato alla luce la capacità che alcune agenzie di viaggio avevano sviluppato di guadagnare reputazione grazie a recensioni fittizie pubblicate online. Il proprietario del Drumnadrochit Hotel, nei pressi del lago di Loch Ness, ha ad esempio approfittato del servizio di TripAdvisor , sito che raccoglie le opinioni su strutture e luoghi di ristoro per i viaggiatori, definendo il suo albergo come “eccezionale” e “affascinante”. Pentendosi poi della cosa, ma continuando a non giudicarlo una scorrettezza grave.
Ma David Bremner, questo il nome dell’albergatore, dovrà presto riconsiderare le sue opinioni a riguardo, così come lo scrittore John Rechy, autore del libro The Life and Adventures of Lyle Clemens e contemporaneamente “lettore di Chicago” che ha appioppato una recensione da 5 stelle al tomo su Amazon.com . La verifica della reale identità dell’entusiasta lettore ha portato allo smascheramento dell’autore furbacchione.
Una tendenza, quella del fake blogging e delle false recensioni, per spingere quotazioni e acquisti da tempo ben nota, che non tiene tuttavia in conto la capacità delle community del web semantico di alienare possibili distorsioni del sistema del passaparola usato a scopi commerciali.
Ma il blogging non fa discutere soltanto l’industria e i servizi: il famoso blogger-giornalista Scott Rosenberg fa notare il caso di due blogger stipendiati per la campagna presidenziale del senatore democratico John Edwards, divenuti bersaglio dei media vicini ai repubblicani per aver scritto di Edwards sui propri blog personali.
Rosenberg in questo caso si domanda “a cosa serve inserire i blogger nel meccanismo politico se essi non possono fare i blogger”, e presagisce uno scenario “pittoresco” del mondo del blogging, in cui chiunque voglia essere ammesso nei concili del potere dovrà fare ritualmente pubblica ammenda per le proprie opinioni espresse in libertà .
Alfonso Maruccia