Non esisterebbero prove evidenti per stabilire con certezza che l’esposizione alle onde radio generate dalle tecnologie senza fili provochi danni alla salute della popolazione. E non ci sarebbero nemmeno fondati motivi perché istituti come quelli scolastici non debbano sfruttare il WiFi. È quanto emerso recentemente da uno studio riportato dal Dipartimento della Salute britannico, che ha tentato così di rassicurare gli animi più preoccupati dei potenziali effetti negativi derivanti dalle tecnologie wireless.
Gillian Merron, ministro del Department of Health del Regno Unito, ha risposto ad una lettera inviata da un parlamentare britannico che si era interrogato sull’effettiva provenienza dei risultati rivelati. Merron ha così citato uno studio condotto dai ricercatori della Health Protection Agency , che hanno innanzitutto precisato che il livello di esposizione medio delle persone sia ben all’interno degli standard stabiliti a livello internazionale .
Per la ricerca riportata da Merron, la potenza dei segnali provenienti dalle apparecchiature WiFi sarebbe decisamente bassa, mediamente 100 milliwatt sia per quanto riguarda un computer che un router. Basandosi sui dati attualmente in possesso degli scienziati, l’esposizione media al wireless sarebbe decisamente inferiore a quella relativa agli apparecchi mobile . Lo studio ha inoltre aggiunto che le frequenze utilizzate dal senza filo sarebbero più o meno le stesse utilizzate da altri dispositivi come quelli della radio FM o della TV.
Apparentemente una buona notizia per tutti gli elettrosensibili del pianeta, che hanno nel corso degli anni sviluppato vere e proprie allergie al WiFi. Una sindrome da wireless che ha causato in numerose persone frequenti giramenti di testa, confusione mentale e nausea. C’è chi si era lamentato della propria vita, distrutta dalle tecnologie WiFi , e chi – come gli impiegati delle biblioteche dell’ Università Paris III Sorbonne – aveva lottato a favore della sospensione di un servizio nocivo per la salute umana (servizio per altro già disattivato da tempo).
I risultati di HPA avrebbero quindi stabilito che l’esposizione al WiFi rimane nei limiti internazionali, con frequenze al di sotto di quelle dei telefoni cellulari. Un altro studio – svolto dalla Danish Cancer Society – ha poi rivelato che il boom degli apparecchi mobile negli ultimi decenni non avrebbe provocato un aumento dei tumori al cervello tra i cittadini di tutta l’area scandinava tra i 20 e gli 80 anni. I risultati, tuttavia, sono validi per un periodo d’utilizzo di 10 anni.
Mauro Vecchio