Avrebbe agito con estrema consapevolezza, sfruttando un piano strategico ben calcolato. Lo studente britannico Glenn Mangham è stato così condannato a 8 mesi di prigione , in quello che è stato subito descritto come l’attacco informatico più esteso nei confronti di una piattaforma social.
Originario di York, Mangham era riuscito a colpire per ben cinque volte le infrastrutture di sicurezza predisposte dal gigante Facebook. Secondo la ricostruzione offerta dal giudice britannico, il cracker si era intrufolato nell’account di un dipendente in vacanza, in modo da ottenere dati utili per l’accesso a tre diversi server del social network .
Per questo il giovane studente è stato accusato di aver rubato una proprietà intellettuale di “incalcolabile valore”. L’azienda in blu avrebbe speso circa 200mila dollari per riparare le vulnerabilità aperte da Mangham , oltre che per avviare le indagini in collaborazione con gli agenti del Federal Bureau of Investigation (FBI).
Era stato lo stesso Mangham a confessare tutto al giudice: l’offensiva è stata condotta da una piccola camera da letto a York tra la fine di aprile e gli inizi di maggio 2011. Le autorità statunitensi avevano subito pensato ad attività di spionaggio industriale ai danni del gigantesco universo social.
Nelle motivazioni alla base della condanna, il giudice d’Albione ha respinto la tesi della difesa. Mangham non avrebbe violato i server di Facebook per fini di ricerca nel campo della sicurezza informatica , come sostenuto dalla difesa. Al contrario, avrebbe trasferito i dati trafugati in un hard disk per motivi personali. Curiosità: anche Mangham soffrirebbe della sindrome di Asperger .
Mauro Vecchio