Un particolare poster ha fatto la sua comparsa all’interno di alcuni Internet café della città di Londra. “Il proprietario di questo locale collabora con il servizio di polizia metropolitana, per prevenire l’accesso in Rete a materiale offensivo o illecito”. È stata avviata una robusta campagna da parte di Scotland Yard, benedetta dagli stessi auspici del governo britannico all’interno di una strategia mirata a combattere il terrorismo .
Un poster , ma anche un avviso sul desktop: “Tutti i clienti accettino di non accedere o scaricare alcun contenuto inappropriato durante la navigazione. Né trasmettere o archiviare documenti come email e allegati di natura pornografica, violenta o estremista”. Una sorta di campagna di sensibilizzazione secondo Scotland Yard, mirata a far capire ai vari gestori di Internet café che la polizia di Londra è disposta ad ascoltare eventuali timori e sospetti .
Ma non si parli di incoraggiamento allo spionaggio. “Non si tratta di chiedere ai gestori di spiare i loro clienti – ha spiegato un portavoce della polizia metropolitana rimasto anonimo – ma di spingere alla consapevolezza . Non stiamo chiedendo loro di passarci i dati raccolti”. Un’adesione volontaria dunque, una collaborazione non obbligatoria nella lotta a certi contenuti circolanti in Rete.
Ma, stando a quanto riportato dallo stesso portavoce anonimo, la richiesta del corpo di polizia londinese è stata precisa: i gestori che aderiranno dovranno controllare gli hard drive dei propri computer dopo la navigazione degli utenti. Sempre in modo assolutamente volontario. Anche se l’avviso di Scotland Yard ha poi continuato: “La violazione delle precedenti disposizioni comporterà il blocco immediato dell’accesso alla navigazione e, in alcuni casi, la polizia verrà informata”.
Particolarmente critico, Simon Davies, direttore del gruppo britannico Privacy International . La paura di Davies consiste nella possibilità che ad esempio i musulmani vengano denunciati più frequentemente, dati gli stessi timori del governo in materia di terrorismo via posta elettronica. “Non ci aspetteremmo che le nostre telefonate dalle cabine pubbliche vengano controllate – ha continuato Davies – e questo vale anche per le nostre email”.
Mauro Vecchio