Alla High Court di Londra, i legali di Microsoft battuti dall’impero satellitare BSkyB sul marchio del cloud storage. Lanciato nell’agosto 2007, il servizio di archiviazione online SkyDrive avrebbe indebitamente sfruttato un termine controllato dal broadcaster britannico , dunque in violazione dei diritti di proprietà intellettuale legati al trademark.
Nella decisione del giudice Sarah Asplin, l’azienda di Redmond dovrà modificare il nome del suo servizio di cloud storage sul mercato d’Albione, potenzialmente esposta ad un bando comunitario che vieterebbe la commercializzazione della stessa piattaforma tra i 28 paesi membri dell’Unione Europea. Una ipotesi da brividi per il gigante statunitense, a pochi giorni dall’integrazione di SkyDrive nella nuova versione Blue del sistema operativo Windows 8.
Fallito, dunque, il tentativo da parte di BigM di dimostrare alla corte londinese che il termine sky – cielo, in italiano – porti con sé una una specifica connotazione nell’ambito dei servizi sulla nuvola del cloud computing. In altre parole, non ci sarebbe nessun rischio di confusione tra gli utenti con l’emittente satellitare BSkyB.
Il giudice Asplin ha invece ascoltato i risultati di uno studio che dimostra come solo il 20 per cento degli utenti riconosca una forma di collegamento diretto tra il termine “cloud” e le piattaforme di archiviazione digitale . ( M.V. )