Il settore automotive, dopo qualche anno di letargo, torna protagonista della scena consumer. Informazione e nuove tecnologie stanno rinvigorendo un hype che sembrava leggermente appannato. Ad esempio, il Dipartimento dei Trasporti britannico ha recentemente presentato un sito web che permetterà ai cittadini di scoprire quali siano gli autoveicoli più rispettosi per l’ambiente. In questo caso si tratta di un vero e proprio servizio pubblico realizzato in collaborazione con la rivista ” What car? “.
” Best on CO2 ” permette di navigare fra categorie d’auto diverse alla ricerca del mezzo che produce il più basso livello di anidride carbonica. “Scegliendo le auto con i motori più efficienti per ogni classe, gli automobilisti possono ridurre l’emissione di CO2 del 24% e potenzialmente risparmiare un 25% della spesa per il carburante”, ha dichiarato Jim Fitzpatrick, Ministro dei Trasporti britannico.
Le varie classifiche sono state realizzate utilizzando i dati forniti dalla Vehicle Certification Agency , l’agenzia responsabile dei test sulle emissioni di anidride carbonica. Una rapida occhiata permette di scoprire che l’auto più verde è la Wolkswagen Polo 1.4 TDI con 99 g/km di CO2, seguita da Mini Cooper D (104 g/km) e Peugeot 107 1.0 (109 g/km). Maglia nera assoluta, invece, per la Maserati Quattroporte grazie ai suoi 370 gm/km di CO2.
Dall’altra parte del globo, invece, il Ministero giapponese dell’Economia, Commercio e Trasporti ha annunciato di aver avviato i lavori per lo sviluppo di uno standard per i sistemi operativi delle automobili .
Secondo la testata ” Yomiuri Shimbun ” il progetto vanterebbe la collaborazione di Toyota, Nissan, Honda e Toshiba. Sempre secondo indiscrezioni, entro il 2009 potrebbe essere pronta la prima versione beta di un sistema operativo capace di gestire tutte le funzioni elettroniche delle moderne automobili: dall’iniezione, ai freni, allo sterzo, ai finestrini.
Secondo gli esperti, una soluzione standardizzata di questo genere permetterebbe non solo di risparmiare enormemente nello sviluppo, ma anche di dar vita ad una vera e propria comunità internazionale di sviluppatori indipendenti.
Dario d’Elia