Su ordine di un giudice alla High Court di Londra, sei tra i principali provider britannici dovranno bloccare tutti gli accessi locali alle piattaforme BitTorrent H33T, Fenopy e Kickasstorrents . Da British Telecom a Sky, i più grandi ISP del Regno Unito sembrano intenzionati a rispettare senza obiezioni la decisione dell’Alta Corte londinese.
Grande soddisfazione da parte dei vertici della British Phonographic Industry (BPI), pronti a sottolineare come il blocco delle principali piattaforme pirata risulti fondamentale per la crescita delle offerte discografiche legali . Tutti gli ascoltatori britannici non dovrebbero essere costretti ad interrogarsi sull’effettivo grado di legalità di un sito specializzato nella distribuzione di contenuti audio.
Molto diverso il parere degli attivisti di Open Rights Group (ORG): l’imposizione di blocchi ai vari provider nazionali rappresenterebbe una misura estrema e soprattutto contraria ai principi di libertà di espressione e comunicazione sul web. Simili manovre d’ostruzione alla pirateria finirebbero col provocare i classici effetti collaterali, spostando le condivisioni illecite in altri luoghi cibernetici .
I filtri DNS imposti dalla High Court di Londra fanno il paio con l’ordine diramato nello scorso aprile per la chiusura di tutti i ponti alla Baia. L’industria discografica aveva successivamente scatenato la potenza di fuoco sui rappresentanti del Pirate Party, accusati di connivenza nell’implementazione di un servizio proxy volto all’aggiramento dei blocchi applicati dai provider d’Albione al dominio di The Pirate Bay.
Mauro Vecchio