Le autorità del Regno Unito per il settore telecomunicazioni hanno verificato che i consumatori britannici hanno avuto dai fornitori di servizi connessioni più lente di quelle promesse nel contratto .
Già nell’ estate del 2009 uno studio effettuato da Ofcom aveva anticipato l’analisi ufficiale e rilevato che mentre gli ISP dichiaravano in media 7,1 Mbps, solo il 9 per cento della popolazione arrivava a questi livelli, mentre il resto non navigava a più di 4 Mbps.
Anche gli ultimi dati Ofcom, raccolti con rilevamenti effettuati tra novembre e dicembre 2010 su più di 1.700 abitazioni, confermano questo trend: la velocità effettiva di banda che gli utenti si trovano a poter utilizzare è di 6,2 Mbps, appena il 45 per cento dei 13,8 Mbps pubblicizzati dagli ISP .
Nello specifico sono le connessioni in fibra ottica ad avvicinarsi di più alle promesse, ma queste sono ad appannaggio solo del 22 per cento dei cittadini britannici. Per i servizi che offrono poi un massimo di 20 Mbps, solo il 3 per cento raggiunge certi livelli, mentre il resto rimane in media su meno di 8 Mbps.
E in base a questi numeri l’autorità ha potuto rispondere alle domande del Committee of Advertising Practice (CAP) e al Broadcast Committee for Advertising Practice (BCAP) che hanno iniziato ad approfondire la situazione dell’advertising effettuato dai provider di banda larga. Il problema risiede nella pratica ormai consueta che fa parlare le aziende di “velocità massima” di connessione e non minima o media. Numeri, oltretutto, che a quanto pare hanno raramente un aggancio con la realtà.
“La ricerca – spiega il CEO di Ofcom, Ed Richards – mostra che gli ISP devono fare di più per assicurare ai consumatori informazioni chiare e accurate circa il servizio offerto e le condizioni che potrebbero ostacolarlo”.
Si tratta, spiega ancora Richards, di un problema di regole per quanto riguarda l’advertising di banda larga, che devono essere cambiate in modo da garantire la trasparenza e la certezza del servizio necessario al cliente per scegliere.
In Italia un passo in questo senso è stato fatto con “Misura Internet”, lo strumento software che l’Agcom mette a disposizione degli utenti per testare la propria connessione .
Gli ISP, però, sono contrari. John Petter di BT, per esempio, paventa il rischio che in questo modo le telco sarebbero incentivate ad abbandonare le aree rurali che non permettono di rientrare dell’investimento.
Virgin Media, uno degli operatori che più si avvicina alle promesse (garantendo in media una velocità compresa tra i 16 e i 18,6 Mbps dei 30 promessi) sottolinea come lo studio rappresenti l’ennesima prova che “i consumatori sono ingannati dagli ISP che non riescono a garantire quanto pubblicizzato”.
Claudio Tamburrino