Fenopy, H33t, Kickasstorrents. Tre piattaforme dedicate alla condivisione online dei contenuti, finite nel mirino della British Phonographic Industry (BPI), associazione britannica che tutela gli interessi delle grandi major discografiche. Colti con le mani nel sacco del file sharing, i tre siti sono stati accusati di massiva violazione del copyright, denunciati ai più importanti provider d’Albione .
Da Sky a British Telecom, da TalkTalk a O2. Ai fornitori di connettività è stato chiesto il blocco immediato – nella visione dell’industria, entro il prossimo dicembre – di tutti gli accessi dal Regno Unito agli sfuggenti alfieri del torrentismo. Nello scorso aprile, l’industria discografica britannica si era rivolta alla High Court di Londra per ottenere un’ingiunzione e dunque costringere i provider al blocco degli accessi a The Pirate Bay.
Come in quel caso, i vari ISP d’Albione non sembrano intenzionati a soddisfare le richieste di BPI senza l’ordine di un giudice competente . Secondo i dati diramati dalla società d’analisi Nielsen , oltre 1 milione di visitatori unici avrebbe raggiunto i tre siti dal Regno Unito nel mese di settembre . Ecco il motivo di tanta fretta da parte dei vertici di BPI, che vorrebbero evitare di ricorrere ai tempi della giustizia.
“Il blocco dei siti web rappresenta una misura estremamente pericolosa – ha commentato Jim Killock di Open Rights Group – Non è chiaro se un confronto tra giudici, provider e detentori dei diritti possa sufficientemente rappresentare i diritti dei netizen”. Secondo un portavoce del Pirate Party britannico, le major si comporterebbero come dei bulli per difendere un monopolio e soffocare piattaforme che ospitano musicisti indipendenti.
Mauro Vecchio