Nell’era in cui il furto di identità imperversa, la maniera più sicura per proteggere la propria privacy è quella di distruggere in maniera irrevocabile i dati sensibili. Partendo direttamente dall’hard disk. Questo è il monito lanciato dal magazine britannico Which? Computing in materia di privacy e sicurezza digitale.
Com’è ormai noto, uno dei nodi della questione deriva dall’immissione sul mercato dell’usato di vecchi PC non ripuliti a dovere. Nonostante numerosi tra esperti del settore ed utenti “smanettoni” continuino a ribadirlo, una semplice formattazione del disco rigido non può garantire la tutela della privacy. A dimostrazione di ciò, lo staff del magazine dichiara di aver recuperato “ben 22mila file da otto computer usati acquistati su eBay”.
Un problema, quello sollevato dall’equipe d’oltremanica, che appare sensato in un momento storico in cui negli hard disk vengono riversate tracce importanti della propria vita: “I PC contengono molte più informazioni personali sensibili soprattutto ora che sono in crescita gli shop online, nonché l’uso di social network e di foto digitali” commenta Sarah Kidner, redattrice del magazine. “Informazioni di questo tipo potrebbero fruttare ai ladri di identità digitale un cospicuo gruzzolo di denaro”.
La soluzione fornita? Drastica e quantomai semplice: fare in mille pezzi il disco rigido, assicurandosi di averlo danneggiato irreparabilmente. Dello stesso avviso anche la BBC che, in un video dimostrativo risalente al 2007 ma riproposto per l’occasione, dimostra come sia necessario abbondare con la violenza per essere sicuri. Di conseguenza, il “dead disk spinning” viene lasciato cadere dalla finestra del secondo piano, immerso nell’acqua, stirato con l’automobile e, infine, preso a martellate. Sufficiente? Pare di sì, anche se quello del video è un hard drive con disco di vetro, più delicato di quelli in alluminio. La scena, pregna di humour britannico e per certi versi goliardica, ricorda molto la kubrickiana lotta tra i supermodelli Derek Zoolander e Hansel contro un iMac G3.
Certo, sul web sono disponibili svariati software che permettono di cancellare praticamente ogni traccia di ogni precedente utilizzo, scavando a fondo nei dischi ottici, ma secondo l’opinione di Which? Computing sono comunque soggetti ad un margine d’errore: “Potrebbe sembrare troppo estrema come alternativa, ma l’unica maniera per essere certi al 100% è quella di distruggere il proprio hard drive in frammenti”.
Un’affermazione che ai più potrebbe sembrare ovvia e banale, se non fosse che la rivista ricorda di smaltire ciò che rimane del vecchio disco rigido, per non incrementare i livelli di e-waste . Ma non solo: per dormire sonni tranquilli, la soluzione ideale sarebbe un mix tra i due metodi. Secondo la rivista, l’utente modello, prima di prendere a martellate il proprio hard disk, ha già provveduto in precedenza ad eliminare tutto con gli appositi software a disposizione.
Ilarità a parte, quello del magazine è un vecchio consiglio che può essere superato con un po’ più d’astuzia e di saggezza: piuttosto che distruggere fisicamente il disco rigido, sarebbe più saggio sottoporlo ad accurate operazioni di scansione e bonifica, per ridare nuova vita al vecchio hard disk evitando così di creare ulteriore spazzatura elettronica. Un concetto per alcuni basilare, ma difficile da comprendere per altri. La privacy è sacrosanta, soprattutto in quella che è stata da molti ribattezzata come la patria del Grande Fratello , ma con un po’ più di sforzo è possibile ottenere molto di più, fermando anche la strage degli (hard drive) innocenti e contribuendo a riciclare materiale ancora utile.
Vincenzo Gentile