Era la fine dello scorso anno quando i vertici della Newspaper Licensing Agency (NLA) accoglievano con enorme soddisfazione una sentenza dell’Alta Corte di giustizia britannica. I più svariati operatori e clienti di servizi di monitoraggio delle notizie digitali a pagamento avrebbero dovuto pagare i giornali in cambio del crawling delle loro storie .
Ovviamente diversa l’opinione di Meltwater , agenzia di pubbliche relazioni che offre servizi di notifica di tutte quelle notizie online che riguardino clienti aziendali. La sentenza emessa dall’Alta Corte di giustizia britannica avrebbe avuto gravissime conseguenze sul web, impedendo di fatto la libera consultazione di materiale senza l’esplicito consenso da parte del legittimo detentore dei diritti .
La Corte d’Appello britannica ha recentemente respinto la tesi di Meltwater , confermando la sentenza di primo grado del novembre 2010. In altre parole, il giudice d’appello ha sottolineato come la posizione della difesa non possa essere impugnata contro NLA: i servizi di crawling a pagamento non creerebbero delle copie temporanee delle notizie diramate a mezzo stampa .
La stessa Meltwater aveva infatti sottolineato come una copia temporanea del contenuto fosse prevista tra gli usi non commerciali di una determinata notizia protetta dal diritto d’autore . Il giudice in primo grado non aveva fatto distinzioni tra contenuto copiato e contenuto linkato.
Visibile irritazione per l’agenzia di pubbliche relazioni britannica: milioni di professionisti si ritroverebbero a violare il copyright praticamente ogni giorno, semplicemente navigando e cliccando tra i marosi di Internet. La decisione dei giudici risulterebbe perciò anacronistica, obbligando chiunque nella catena dei contenuti web a pagare una licenza ai grandi editori d’Albione.
Mauro Vecchio