Al gruppo di lavoro hanno partecipato i principali provider d’Albione, insieme agli alti rappresentanti dell’industria del disco e a grandi protagonisti dell’IT come Google. Una tavola rotonda, imbandita dal governo britannico alla ricerca di un’altra strada per la lotta al file sharing illecito.
Un vero e proprio piano B , un percorso alternativo a quello già indicato dal famigerato Digital Economy Act (DEA). Ovvero della cura preparata da Lord Mandelson al P2P, una serie di misure che tanto clamore avevano sollevato in terra britannica. Una cura a base di disconnessioni e forti responsabilità a carico dei vari ISP .
Ora, i rappresentanti di British Telecom e TalkTalk sono stati invitati al gruppo di lavoro voluto dal ministro per la Cultura Jeremy Hunt, d’accordo con quello delle Comunicazioni Ed Vaizey. Questo piano B dovrebbe in sostanza prevedere la prossima revisione del contestato articolo 17 del DEA .
Ovvero di quel principio di legge secondo il quale un singolo provider debba essere costretto a bloccare un determinato sito illecito su segnalazione dei vari detentori dei diritti. Le autorità di Londra sono così alla caccia di una misura che risulti decisamente più appetibile sia per gli utenti che per gli ISP .
I dettagli sono però rimasti avvolti nell’ombra. Pare che la proposta più caldeggiata viri verso una sostanziale deresponsabilizzazione dei provider. Tutte le notifiche relative alla violazione del copyright dovranno essere come certificate, per assicurarsi che i detentori dei diritti siano assolutamente sicuri e soprattutto autorizzati .
Come se i singoli ISP fungessero da meri bracci armati del diritto d’autore, non passibili di eventuali ricorsi e citazioni da parte dei gestori o degli utenti bloccati . Il ministro Hunt aveva già chiesto ai vertici di Ofcom di rivedere alcune parti del DEA, soprattutto di confermare l’effettiva applicabilità di misure come quelle relative al blocco del P2P.
Mauro Vecchio